Se bastasse una smentita al giorno per levare il default di torno, la Grecia non correrebbe alcun rischio giovedì prossimo, quando dovrà rimborsare al Fondo monetario internazionale 450 milioni di euro. Il viceministro delle Finanze, Dimitris Mardas, ha ieri garantito che Atene farà fronte a tutte le scadenze finanziarie di aprile. Fmi a parte, si tratta di 200 milioni di interessi sul debito, 650 milioni di altre spese e la sostituzione di 2,4 miliardi di buoni del Tesoro in scadenza.
Non pochi spiccioli, semmai una montagna non scalabile senza un'intesa rapida con i creditori, la sola via per sbloccare i 7,2 miliardi di aiuti. Al di là delle ormai ricorrenti rassicurazioni sulla solvibilità, e considerato che anche dopo la deadline del 9 aprile la Grecia avrebbe altre sei settimane di grazia prima che l'organismo guidato da Christine Lagarde dichiari la bancarotta tecnica, la situazione è tutt'altro che rosea. Il primo banco di prova per testare se il governo sarà in grado di onorare gli impegni finanziari, sarà l'asta di bond a sei mesi per 875 milioni, in calendario mercoledì prossimo. Improbabili, invece, sviluppi a breve sul fronte dell'Eurogruppo, che ha più volte respinto negli ultimi giorni il piano di riforme presentato dal premier, Alexis Tsipras, giudicandolo eccessivamente ottimistico nella parte che riguarda le entrate previste (tra i 4,6 e i 6,1 miliardi) e inconsistente perchè privo di due misure-cardine come il ridisegno del mercato del lavoro e l'innalzamento dell'età pensionistica da 62 a 67 anni. Inoltre, dopo aver ceduto sul fronte delle privatizzazioni, Atene fa muro per evitare l'inasprimento dell'Iva sulle isole turistiche.
I negoziati sono così in alto mare, che nessuno azzarda più previsioni sulla data del prossimo Eurogruppo. Il leader di Syriza sarà a Mosca l'8 e il 9 aprile, dove ufficialmente discuterà con il presidente russo Vladimir Putin delle sanzioni decise dall'Unione europea contro la Russia. Non è tuttavia da escludere che i colloqui si estendano anche al possibile interesse russo per alcuni asset greci e che si parli dell'eventuale concessione di aiuti finanziari.
Se la situazione con i creditori dovesse precipitare e non si trovasse un accordo di compromesso col Fmi, Atene potrebbe ricorrere al Piano B, rivelato dal quotidiano inglese Daily Telegraph che cita alcune fonti governative. In pratica, si procederebbe in prima battuta con la nazionalizzazione delle banche, una procedura singolare visto che il sistema creditizio ellenico è tenuto in piedi dai quattrini (71,8 miliardi) elargiti dalla Bce attraverso i prestiti di emergenza Ela. Quindi, verrebbe emessa una moneta parallela all'euro, ovvero dei certificati di debito, da utilizzare sia per ricapitalizzare le banche, sia per pagare stipendi e pensioni e anche per fare la spesa.
Visto che l'argomento è tutt'altro che nuovo, sulla legittimità di una simile operazione il dibattito è aperto da tempo. I greci sembrano comunque determinati: «Siamo un governo di sinistra e se dobbiamo scegliere tra non pagare il Fmi e non pagare i nostri cittadini, la scelta è scontata», ha detto al Telegraph un dirigente di Syriza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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