La presidenza estone del Consiglio Ue vuole portare a casa entro la fine dell'anno un accordo politico dei 28 sulla «web tax», la tassazione dei cosiddetti «giganti di internet». Si tratta delle società come Google, Amazon e Facebook che producono ricavi in Europa ma non in un luogo fisico preciso e quindi non pagano le tasse se non in misura minima. Nella discussione di ieri all'Ecofin di Tallinn «nessuno si è espresso contro questa esigenza», ha spiegato il ministro dell'Economia estone e presidente di turno Toomas Toniste.
Ora che la proposta presentata la scorsa settimana da Francia, Italia, Germania e Spagna ha ottenuto il sostegno di altri 6 Paesi, la Commissione europea ha un paio di settimane per preparare un elenco di possibili opzioni, in vista della riunione dei capi di stato e di governo del 29 settembre, il «digital summit» organizzato sempre a Tallinn. Una volta ottenuto l'avallo politico dei leader, la presidenza preparerà un documento puntando a raggiungere un accordo dei 28, o meglio 27, all'Ecofin di dicembre per un mandato alla Commissione che dovrà elaborare la proposta legislativa entro la prossima primavera. Oltre ai 10 paesi che l'hanno formalmente sottoscritta, ce ne sono altri che hanno condiviso l'iniziativa dei quattro paesi e, ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, «si va verso una maggioranza di paesi a favore di questa proposta».
L'idea è di utilizzare come base imponibile per tassare i giganti del web i loro ricavi anzichè gli utili: secondo Padoan, si tratta di «una possibile base identificabile con minore difficoltà rispetto ad altre». Padoan ha spiegato che l'Ecofin ha anche «rinnovato il mandato all'Ocse di continuare a lavorare su questo tema: ci deve essere compatibilità fra il livello Ue e quello di G20-Ocse».
Ci sono però alcuni Paesi che preferiscono una soluzione di più lungo periodo e globale. Fra i contrari alla proposta dei quattro principali Paesi ci sono quelli dove la tassazione delle imprese è più bassa: Irlanda, Lussemburgo, Malta.
In quest'ottica di più lungo periodo, la Commissione europea, rappresentata a Tallinn dal vicepresidente Valdis Dombrovskis, preferirebbe ricondurre anche la «web tax» nel più ampio contesto della cosiddetta «base imponibile unica» o CCCTB, il cui progetto è attualmente in fase di discussione al Consiglio.
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