Economia

Unicredit annuncia 6mila esuberi. I sindacati: inaccettabile

Nella lettera inviata ai sindacati Unicredit ha annunciato la sua procedura di riorganizzazione che prevede, tra il 2019 e il 2023, seimila esuberi e la chiusura di 450 filiali

Unicredit annuncia 6mila esuberi. I sindacati: inaccettabile

In una lettera indirizzata ai sindacati di categoria Unicredit ha annunciato una procedura di riorganizzazione che prevede, tra il 2019 e il 2023, seimila esuberi e la chiusura di 450 filiali.

All'interno della missiva ci sono i dettagli già annunciati alle organizzazioni sindacali lo scorso 3 dicembre, durante la presentazione del piano Transform2023. Nel dettaglio, da qui al 2023, la banca ha calcolato un'eccedenza di capacità produttiva pari a 5.500 full time. L'uscita dei restanti 500 dipendenti è legata al piano precedente, alla voce “ulteriori eccedenze di capacità”. Delle citate uscite, che nei piani della banca saranno tutte su base volontaria

La trattativa tra le parti dovrebbe iniziare venerdì 14 febbraio; recentemente l'istituto ha raggiunto un'intesa con i sindacati in Germania e Austria per gli esuberi riguardanti quei Paesi.

In ogni caso, aveva detto la settimana scorsa presentando i conti l'ad Jean Pierre Mustier, il piano presentato da Unicredit a dicembre prevedeva 8.000 uscite a livello di gruppo. Le discussioni in Italia tra la banca e i sindacati sul piano delle uscite sarebbero partire “in un futuro molto vicino” anche se, non mancò di precisare Mustier, nel nostro Paese le uscite sarebbero state “un numero molto più basso di quello”.

Il piano di Unicredit

L'obiettivo di Unicredit è trovare "soluzioni condivise", a partire dai dipendenti che matureranno entro il 2023 i requisiti per raggiungere la tanto agognata pensione. In un secondo momento, la strada da usare sarà quella del cosiddetto fondo di solidarietà del settore bancario; infine scatteranno "ulteriori forme di esodo che consentano di ampliare le forme e/o le uscite", tra cui "quota 100, opzione donna, riscatti di periodi non coperti da contribuzione, eccetera". Nel mirino della banca, come è già avvenuto per i dirigenti, anche lo smaltimento delle ferie arretrate per il personale delle aree professionali e per i quadri direttivi.

Nella medesima lettera, Unicredit cita diversi dati. I prelievi, i pagamenti, i bonifici, e tutte le operazioni che si facevano tradizionalmente agli sportelli sono diminuite del 55% nella rete bancaria rispetto a quelle disposte dalle filiali nel 2016. Scendendo nel dettaglio, la banca ha spiegato come ci siano state 20,3 milioni di operazioni in meno rispetto alle 36,8 milioni del 2016, con oltre 300 milioni di transazioni registrate in media solo negli ultimi dodici mesi sui canali "evoluti", ovvero web e via smartphone.

Come se non bastasse, “negli ultimi dodici mesi, i prelievi allo sportello sono calati del 53% con 148 milioni eseguiti invece dagli sportelli automatici”. Riduzione anche per i bonifici, scesi “del 43% negli ultimi dodici mesi, con 100 mln in tutto disposti da remoto”. Al contempo sono aumentati in maniera "costante" i clienti che fanno uso esclusivo di canali digitali, "fenomeno che non può essere assolutamente sottovalutato".

La risposta dei sindacati

Non è mancata la reazione della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), che per bocca di Lando Maria Sileoni ha spiegato che “Unicredit continua ad avere un atteggiamento inaccettabile: l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier si illude di poterci squadernare un piano a scatola chiusa, di fatto senza discutere i numeri, tutti già cristallizzati nella lettera di avvio di procedura sul confronto che ci è arrivata oggi”.

La richiesta dei sindacati è chiara: "Non solo ribadiamo che, a fronte di ogni due eventuali esuberi, dovrà corrispondere almeno un'assunzione, ma anche che tutti gli argomenti del piano industriale, nessuno escluso, andranno condivisi con le organizzazioni sindacali".

Per quanto riguarda i tagli, “vale la pena sottolineare che a fine 2019 i costi totali del gruppo si sono attestati a 9,9 miliardi di euro, assai meno rispetto all'obiettivo prefissato a 10,6 miliardi. Vuol dire che il gruppo ha tagliato 700 milioni di troppo, di fatto senza motivo. E Il cost-income, principale indicatore di redditività, è al 52% tra i livelli migliori d'Europa.

Inoltre, Unicredi vuole concentrare il 70% dei tagli al personale e alle filiali in Italia, che, però, è l'area di maggior profittabilità del gruppo, a livello europeo”.

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