Camilla Conti
Unicredit e Monte dei Paschi. Le due banche che più di altre verranno sollevate dal fondo Atlante per motivi, e con pesi, diversi ieri hanno riunito i loro soci in assemblea per approvare il bilancio 2015.
L'appuntamento è servito ai rispettivi vertici per fornire ai propri azionisti qualche dettaglio in più sullo strumento per garantire gli aumenti di capitale delle banche più fragili e acquistare le sofferenze. A Unicredit servirà per non ritrovarsi sulle spalle l'inoptato dell'aumento da 1,7 miliardi della Popolare di Vicenza, al Monte per rendere più immacolata la propria dote in vista dell'arrivo - sperano non solo nelle contrade - di uno sposo danaroso.
Per questo i due istituti avranno la precedenza: «Saranno sicuramente le banche che hanno sottoscritto le quote» del fondo Atlante a poter negoziare la vendita delle proprie sofferenze e anche se «c'è la possibilità di ulteriori allargamenti del fondo, il piano nasce con dei sottoscrittori e la precedenza va sicuramente a loro», ha sottolineato l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni. L'istituto milanese aderirà con un «tetto» di un miliardo che «non dovrà superare il 20% del totale», ha aggiunto Ghizzoni che continuerà a «fare il possibile» per il successo dell'aumento della Popolare di Vicenza, ma se l'operazione si dovesse concludere con una quota non sottoscritta e «se il fondo Atlante sarà operativo, subentrerà per l'inoptato». La partecipazione al fondo Atlante e la sottoscrizione diretta dell'inoptato non possono coesistere: «Una esclude l'altra», ha sottolineato però il banchiere.
Atlante ha aleggiato per sette ore anche a Siena, dove il presidente Massimo Tononi (arrivato in settembre al posto di Alessandro Profumo) ha debuttato ricordando che i crediti in sofferenze «sono un freno» alle aggregazioni. Ecco perché Atlante, al quale Mps potrebbe aderire con una piccola quota, diventerebbe importante per accelerare la cessione dei crediti deteriorati (l'istituto ha in rampa di lancio la cessione di due distinti pacchetti di sofferenze per oltre 500 milioni entro la fine di giugno).
Ad ascoltare Ghizzoni e Tononi nelle rispettive sedi, c'erano anche molti fondi stranieri sempre più protagonisti a livello di governance: all'assemblea di Unicredit ha partecipato per delega anche un rappresentante della banca centrale libica che possiede il 2,9% del capitale mentre a Siena, a fronte di poco più del 31% del capitale presente, la quota degli investitori esteri è stata di circa il 22% del capitale.
Sullo sfondo delle due assemblee, ieri, vanno infine registrate anche le parole di Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri e della Fondazione Cariplo: «L'idea dello strumento per le banche nasce in Cdp», ha precisato il dominus degli enti che comunque della Cassa Depositi e Prestiti sono soci. L'ad di Intesa Sanpaolo (di cui Cariplo è grande azionista) Carlo Messina ha comunque «integrato questa iniziativa sul versante delle sofferenze», svolgendo «un ruolo importante».
Poi, la stoccata ai fondi locusta: «È finita la cuccagna di portare via le nostre sofferenze al 18-20% e naturalmente fare l'affare del secolo», ha detto Guzzetti.
L'operazione farà dunque in modo che «le nostre banche non vengano depauperate delle loro sofferenze, attraverso l'azione di questi speculatori». Intanto continua l'effetto Atlante in Borsa: +3,1% per Unicredit, +0,8% per Mps, Intesa +0,5%, Ubi +2% mentre Bpm e Banco Popolare hanno piazzato rispettivamente un +3,1 e un +3,9 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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