Il mondo di quelle che un tempo venivano etichettate come coop rosse è stato stravolto da una complessa riorganizzazione che da una parte ha fatto pulizia, ma dall'altra ha messo ancora più in luce i rischi di un sistema che lega a doppio filo i consumatori alla finanza. E qualche mal di pancia resta. Soprattutto per come vengono gestiti i soldi custoditi nel fondo mutualistico che viene alimentato dal 3% degli utili realizzati ogni anno da tutte le cooperative aderenti a Legacoop, ovvero l'associazione di quelle che un tempo erano considerate le coop rosse, e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione.
La spa che gestisce il fondo si chiama Coopfond, è presieduta da Mauro Lusetti, numero uno di Legacoop, controllata dalla stessa Lega e sottoposta alla vigilanza del Mise. La mission della società è quella di «rafforzare ed estendere la presenza cooperativa del sistema economico nazionale finanziando programmi diretti all'innovazione, all'incremento dell'occupazione e allo sviluppo del Mezzogiorno». Ma negli ambienti delle coop c'è chi sostiene che questi obiettivi vengano raggiunti solo in parte, che Coopfond sia diventata una holding da fare invidia ai più sofisticati «salotti» della finanza e che quell'«obolo» da consegnare ogni anno al fondo sia diventata una tassa da pagare a Unipol. Gli scontenti puntano in particolare il dito su un'altra spa che si chiama Cooperare, di cui Coopfond detiene quasi il 50% e che a sua volta è azionista con il 3,78% della compagnia assicurativa guidata da Carlo Cimbri. La linfa finanziaria per via Stalingrado passerebbe da questi due vasi comunicanti.
Ma è davvero così? Abbiamo consultato gli ultimi bilanci disponibili. In quello di Coopfond, chiuso al 30 settembre 2018 , si legge che il valore delle partecipazioni azionarie di questa spa ha superato i 300 milioni di euro. Dall'elenco delle quote spuntano l'11,5% della holding alimentare Unibon che controlla i Grandi Salumifici Italiani e Parmareggio e finanziarie locali che distribuiscono capitale a piccole coop. Ma anche 157 milioni relativi a Cooperare spa. E sempre a Cooperare sono riferiti prestiti sociali per complessivi 20 milioni rispetto ai 66,4 milioni prestati alle cooperative cui vengono concessi finanziamenti o nel cui capitale è entrata Coopfond.
Passiamo ai conti di Cooperare, che tra l'altro, lo scorso 13 marzo, ha deliberato un aumento di capitale fino a 11,1 milioni. Ebbene, la partecipazione in Unipol ha un valore di bilancio di oltre 268 milioni.
Cui va aggiunto un prestito subordinato di Unipol Banca per 14 milioni e 11,2 milioni di finanziamento concesso a Holmo (la holding delle coop che a sua volta detiene il 6,6% del gruppo di Cimbri) per rimborsare altre obbligazioni Finsoe (l'ex cassaforte di controllo). Quindi su un patrimonio netto di 314,4 milioni di Cooperare, quasi 300 milioni sono impegnati in Unipol.
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