Economia

Un'Italia con sempre meno figli: siamo ultimi in Europa per natalità

I dati degli ultimi anni parlano chiaro: in Italia le nascite sono in drammatico calo. Il Paese non sta investendo abbastanza su giovani e famiglie

Un'Italia con sempre meno figli: siamo ultimi in Europa per natalità

Un'Italia con sempre meno figli, questo il triste dato con cui ci scontriamo. Negli ultimi anni, infatti, la nostra Nazione si trova all'ultimo posto in Europa per quanto riguarda le nascite. Dal 2020, inoltre, i numeri non hanno fatto che peggiorare, ed il nostro tasso di natalità si è fermato a 6,8 bambini ogni mille abitanti, quando in tutta Europa, dove le nascite restano comunque basse, il dato arriva a 8,9 nascite ogni mille cittadini.

Italia peggiore d'Europa

La situazione italiana, dunque, è la peggiore. Spagna e Grecia, come si evince dai dati raccolti da Il Sole 24 Ore, arrivano almeno a 7,1 ed a 7,9 bambini ogni mille abitanti. La situazione migliora nettamente in Paesi come Irlanda e Cipro, con 11 bambini ogni mille residenti, e Svezia, Francia, Slovacchia e Lussemburgo, con 10 nuovi nati ogni mille. Dopo la crisi del 2008 che tutti ricordiamo, ad essere controtendenza sono state solo Germania ed Austria. Mentre i tasso di natalità si abbassava ovunque, solo questi due paesi hanno mantenuto un dato positivo. In particolare la Germania ha mantenuto un tasso del 15%.

Il problema italiano

Quanto sta accadendo in Italia è sotto gli occhi di tutti. Il nostro Paese non ha investito sulle nuove generazioni, sui giovani che dovrebbero provvedere a dare un futuro alla penisola. Molti, pur volendo mettere su famiglia, non hanno la sicurezza economica per poterlo fare. Arriviamo così alla situazione di oggi. Il Sole 24 Ore riporta due grafici che mostrano come la popolazione in età feconda (età fissata per convenzione fra i 15 ed i 49 anni) sia inferiore del 12% rispetto al secolo scorso. Dopo una iniziale crescita, che avuto il suo picco massimo nel 2012, anche il tasso di natalità dei cittadini immigrati ha subito un arresto, e da allora è in continuo calo.

I dati Istat

A fornire un quadro preciso della situazione attuale sono le statistiche Istat degli ultimi vent'anni. Elaborando i dati, Il Sole 24 Ore ha evidenziato la serietà del fenomeno, che comunque varia a seconda della zona. Nella provincia di Barletta Andria Trani i nuovi nati ogni mille abitanti sono ben il 40% in meno rispetto a vent'anni fa, mentre a Parma, malgrado il calo, ha una differenza del 13% rispetto al 2002.

Dati alla mano, dall'inizio del 2000 sino ad arrivare ad oggi, il tasso di natalità è sceso del 28%, con 125.550 nuovi nati in meno in un anno. Nel 2021, quando l'Italia si trovava in piena emergenza sanitaria, sono venute a mancare altre 10.500 nascite, e nel solo mese di gennaio 2021 ci sono stati ben 5mila nati in meno rispetto all'anno precedente. "Peraltro a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità già ben al di sopra del 10 per mille. Il saldo naturale negativo, ormai nell'ordine delle 300mila unità annue, porta quasi inevitabilmente a proseguire lungo la via del calo del numero di residenti, imboccata da ben otto anni", fa notare il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo. Anche nel Sud dell'Italia, ormai, i dati non sono incoraggianti. Anzi. Ad Oristano,comune della Sardegna centro-occidentale, nel 2020 si è registrato il tasso di natalità più basso su scala nazionale. "Il territorio sconta le difficoltà della sua economia e la crisi del mondo del lavoro. Gli enti locali non hanno armi a disposizione: i progetti di vita dei cittadini devono potersi fondare su basi solide", ha commentato amaramente il sindaco Andrea Lutzu.

A nord, invece, i territori più colpiti sono quelli di Bergamo e di Biella, mentre al centro Prato e Massa Carrara. Perdita di culle anche nelle grandi città come Roma e Napoli. A Milano, che comunque mantiene un tasso superiore alla media, nel 2021 sono mancate 1.600 nascite.

La questione degli aiuti

Ma cosa viene fatto per contrastare questo fenomeno? Negli altri Paesi europei sono state adottate delle misure ad hoc, ma ogni territorio si è mosso per conto proprio e non sono stati presi provvedimenti generalizzati. In Italia è stato messo a punto l'assegno unico universale, ma resta da vedere quanto questo aiuto da parte dello Stato sarà determinante. In Germania, giusto per fare un paragone, sono previsti ben quattro strumenti per sostenere le famiglie: il Kindergeld, un assegno che viene dato alle famiglie indipendentemente dalla situazione economica, l'Elterngeld, assegno parentale per i primi 14 mesi di vita dei neonati ai genitori che dopo la nascita non lavorano, o lavorano, il Kinderzuschlag, un supplemento per le famiglie a basso reddito che può arrivare fino a 205 euro a figlio, ed il Bildungspaket per le famiglie più bisognose.

Insomma, ben altra storia rispetto al Belpaese.

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