
La prospettiva è epocale, con centinaia di aziende private in grado di potersi creare una propria moneta alla stregua di uno Stato. Tutto questo sta prendendo forma in queste settimane negli Stati Uniti con una proposta di legge che si chiama Genius Act, con non pochi dibattiti e timori di chi vi si oppone. In Senato, la legge ha ottenuto il primo via libera, un'iniziativa voluta dall'amministrazione Trump che punta a incassare l'ok definitivo alla Camera dei rappresentanti entro la fine di luglio. L'obiettivo è creare una cornice legale alle stablecoin, monete digitali agganciate a una valuta ufficiale (in questo caso il dollaro).
Se il Genius Act entrasse in vigore, istituti finanziari e aziende come Amazon o Walmart (che guardano interessate) potrebbero creare, ottenendo una licenza, le loro stablecoin per fare acquisti sulle proprie piattaforme, garantendole con asset come dollari o titoli di Stato americani. Le aziende con emissioni inferiori a 10 miliardi di dollari, sarebbero regolate dagli Stati federali. Se andassero oltre, entrerebbero in gioco le autorità federali. Le aziende taglierebbero le commissioni degli intermediari finanziari (un costo tra l'1 e il 3% delle vendite) e avrebbero una leva importante per fidelizzare i clienti che, ritrovandosi nel portafoglio monete Amazon o Walmart, finirebbero per usarle su queste piattaforme. Inoltre, quando il cliente acquista stablecoin paga con dollari veri che potrebbero essere investiti in titoli di Stato americani in grado di fornire fiumi di profitti alle aziende. Avere una stablecoin proprietaria, inoltre, abbatterebbe le barriere di costo e valutarie per i pagamenti transnazionali, cosa che sarebbe di certo attraente anche per aziende come Apple, Meta e Google. Per non parlare delle informazioni preziose che frutterebbe il tracciamento delle abitudini di spesa dei clienti in chiave di marketing su misura.
E lo Stato americano cosa guadagnerebbe? Nell'immediato, rafforzerebbe la centralità del dollaro e si creerebbe un'enorme domanda di debito pubblico da parte di aziende private. Del resto, più stablecoin vengono emesse, più le aziende devono comprare Treasury per garantire i token. Secondo una stima del Segretario al Tesoro, Scott Bessent, gli emittenti potrebbero arrivare a detenere oltre 2mila miliardi di dollari in titoli di Stato. Secondo coloro che si oppongono al Genius Act, però, la prospettiva è inquietante. Per certi versi ci sarebbero delle similitudini con quanto avveniva nella Free Banking Era, fra gli anni Trenta e Sessanta del diciannovesimo secolo, quando ogni banca poteva emettere una propria valuta garantita da un collaterale. Il sistema poi fu abbandonato, a favore dell'attuale modello centralizzato, in quanto in diversi casi i beni utilizzati a garanzia si rivelarono privi di valore e questo portò alla circolazione in America di tante valute differenti e con valori diversi con una conseguente instabilità finanziaria.
In un mondo più integrato finanziariamente, se un emittente dovesse rivelarsi insolvente potrebbe contagiare altri e innescare una vendita in massa di titoli di Stato Usa. Il timore è che la Federal Reserve si riveli inadeguata a vigilare centinaia, forse migliaia di soggetti privati e fuori dai consueti radar, dal momento che di recente non è riuscita a prevenire un caso meno intricato come quello della Silicon Valley Bank.
Anche per queste ragioni alla Camera è stato depositato un altro disegno di legge, lo Stable Act, che propone sempre la regolamentazione delle stablecoin, ma con criteri più centralizzati e restrittivi, ammettendo a creare valute solo istituzioni depositarie assicurate sottoposte alla vigilanza federale (come le banche).