Economia

Gli Usa rompono il tabù: "Più tasse"

Yellen: "Imprese verso un'aliquota del 28%. Stretta entro l'anno"

Gli Usa rompono il tabù: "Più tasse"

Il promesso piano di Joe Biden dedicato agli investimenti infrastrutturali non sarà un pasto gratis. Con il debito oltre la soglia dei 28mila miliardi di dollari e a un soffio dal 130% del Pil, l'America non può più permettersi di lanciare altro denaro dall'elicottero. Davanti alla commissione Servizi finanziari della Camera, Janet Yellen ieri ha usato la parola tabù, soprattutto per i repubblicani e buona parte di Wall Street: tasse. In arrivo, probabilmente, abbastanza in fretta. Sostenere uno sforzo destinato a cambiare faccia ai gangli vitali dell'America «potrebbe richiedere un aumento delle imposte», ha spiegato il segretario al Tesoro.

Un modello di riferimento, benchè suscettibile di aggiustamenti, già c'è: è quello proposto durante la campagna per le presidenziali dal nuovo inquilino della Casa Bianca, basato su un giro di vite dell'aliquota pagata dalle aziende, che salirebbe dall'attuale 21 al 28%. Un livello ancora ben lontano dal 35% in vigore prima dell'amministrazione Trump, ma che potrebbe comunque risultare indigesto. Non è escluso, quindi, un giro di vite graduale anche se l'ex capo della Federal Reserve ha precisato che intende dare il via alla stretta «entro il 2021». Forse confidando nella ripresa, in un «ritorno alla piena occupazione il prossimo anno» e certa che «le persone raggiungeranno l'altro lato di questa pandemia con le basi della loro vita intatte».

Uno scenario favorevole che renderebbe più agevole l'aumento delle tasse. Yellen potrà farà affidamento su chi l'ha sostituita. Oltre a confermare come la politica monetaria sia «appropriata, in questo momento», Jerome Powell ha assicurato che la Fed avvertirà «molto tempo prima» dell'intenzione di dare inizio alla rimozione graduale degli stimoli. Insomma: il tapering, che tanto inquieta i mercati, può attendere malgrado nelle ultime settimane la ripresa sia «progredita più rapidamente di quanto previsto e si rafforzi» anche «grazie ad azioni di politica fiscale e monetaria senza precedenti». La Fed stima una crescita del 6,5% a fine anno, e sembra non temere un surriscaldamento dell'inflazione, che «non dovrebbe essere troppo alta e persistente».

In ogni caso, ha ribadito Powell, ci sono «gli strumenti per contrastarla».

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