Vertici Alitalia al capolinea

Voci di dimissioni. Air France ha un mese per decidere. E il Codacons attacca Lupi

Vertici Alitalia al capolinea

Mentre si rincorrono le voci di possibili dimissioni ai vertici di Alitalia (una risposta alle richieste di discontinuità giunte dal governo, ma anche da Unicredit che, insieme a Intesa Sanpaolo, ha deciso di aprire il portafoglio), Air France-Klm resta alla finestra. Parigi ha posto le sue condizioni e sottoscriverà l'aumento di capitale di Alitalia solo se saranno soddisfatte. A partire dall'ok, previsto oggi, dell'assemblea dell'ex compagnia di bandiera italiana, il gruppo franco-olandese ha tempo un mese per decidere su cosa fare. Ecco perché la giornata, salvo colpi di scena e nonostante le convocazioni del cda di Alitalia (in mattinata), e dell'assemblea dei soci (nel pomeriggio) per il sì alla manovra da 500 milioni, potrebbe non essere decisiva sul fronte parigino. Il punto interrogativo continua a riguardare la volontà di Air France-Klm, che ha già dato il benestare alla ricapitalizzazione per 300 milioni di Alitalia e a nuove linee di credito per 200, di sottoscrivere la quota di competenza.
Il gruppo guidato da Alexandre de Juniac sembra essere restio a sborsare la sua parte, circa 75 milioni, in quanto a febbraio era già stato chiamato a versare 38 milioni per il prestito ponte a carico dei soci. Non è escluso, a questo punto, che dal cda odierno di Alitalia arrivi un accordo di massima tra gli azionisti italiani e Parigi con, al centro, il piano industriale e il valore dell'azienda (secondo de Juniac il piano di emergenza proposto non è sufficiente e il valore della compagnia non è stato determinato).

In proposito, il valore assegnato ad Alitalia (che secondo Crédit Suisse sarebbe tra 0 e 150 milioni) ha un peso rilevante nei nuovi assetti azionari: quanto più sarà alto l'attuale valore dell'azienda, tanto più dovranno pagare i nuovi soci come le Poste Italiane. Le Monde, ieri, ribadiva un avvicinamento delle posizioni, con l'ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, disponibile a venire incontro alle richieste franco-olandesi di un «cambio di strategia» con la «rinuncia ad aprire nuove rotte e acquistare nuovi aerei». Air France-Klm, infatti, sarebbe tutt'ora interessata a salire al 50% di Alitalia, al fine di ottenerne la gestione operativa e poter così attuare un drastico piano all'insegna del ridimensionamento della flotta e dell'organico, con taglio dei costi e recupero di efficienza, analogamente a quanto sta portando avanti in casa propria (programma di riduzione del personale per 2.800 addetti, recupero di efficienza del 20% e riduzione del debito da 6,5 a 4,5 miliardi).
Fonti vicine alle operazioni, ritengono possibile che l'aumento di Alitalia si farà comunque, con o senza l'apporto del socio francese. La manovra di rilancio - spiegano le stesse fonti - è stata strutturata in modo da garantire la riuscita, con o senza l'apporto transalpino.

Tutto questo tenendo ben presente che Air France-Klm, con il suo attuale 25%, vanta una sorta di diritto di veto che verrebbe a decadere nel caso della mancata partecipazione alla ricapitalizzazione che decurterebbe, in misura rilevante (pare di oltre il 50%), la quota in suo possesso. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, nell'augurarsi che Air France-Klm non si tiri indietro, aggiunge in proposito come, «prima con i francesi, poi con altri partner, cercheremo di rilanciare un settore per noi strategico». «In un Paese come il nostro, seconda potenza industriale europea - chiosa Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo - una compagnia aerea che funzioni ci deve essere». E se l'alternativa a Parigi fosse la ricca Etihad?
«Tenderei a escludere che la compagnia francese sia disponibile a condividere Alitalia con Etihad - spiega Andrea Boitani, professore di Economia politica alla Cattolica di Milano -; Etihad, inoltre, perderebbe lo status di compagnia comunitaria e non potrebbe volare liberamente in Europa. Gli arabi possono avere interesse a entrare nel capitale e lasciare il controllo a soci che mantengano l'italianità della compagnia».

Sul piede di guerra, infine, il Codacons, che inoltrerà oggi stesso alla Commissione Ue un esposto urgente per denunciare «l'intervento di Poste come un illegittimo aiuto di Stato», contestando, così, la versione di Lupi, il quale ha escluso oneri a carico della collettività.

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