Visco: «Crisi record, ma gli istituti hanno retto»

Il governatore difende l'intervento su Vicenza e Montebelluna. E cerca il bis in via Nazionale

«Presenterò qualche conferenza». Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha risposto così ieri sul palco del Festival dei due Mondi di Spoleto alla domanda di Corrado Augias che gli aveva chiesto cosa farà alla fine del mandato nel prossimo autunno, a meno che questo non venga rinnovato.

Il mandato di Ignazio Visco, infatti, scadrà a novembre ma le grandi manovre per scalare la poltrona di governatore sono già cominciate da mesi. E si sono scaldate durante la partita sul salvataggio delle due banche venete che si è conclusa con il decreto varato dal governo Gentiloni e l'intervento di Intesa Sanpaolo.

Ieri Visco ha sottolineato che nonostante la gravità della crisi iniziata un decennio fa («forse la peggiore di sempre per la Repubblica, salvo la guerra, ma fino a un certo punto») le banche non sono andate a rotoli. Anche per l'intervento da cinque miliardi sulle venete che con le garanzie arriva a 17 dopo un negoziato durato molti mesi con l'Ue e che ha visto numerosi tentennamenti, Visco rivendica «un accordo importante, fatto in pochissimo tempo».

Di certo, la soluzione della liquidazione coatta di Pop Vicenza e Veneto Banca ha ridato centralità al ruolo di via Nazionale che con l'istituzione della vigilanza unica europea aveva visto ridotte le sue funzioni: con l'euro non è più istituto di emissione e quindi non governa più, attraverso massa monetaria e costo del denaro, l'economia (a quello ci pensa il suo predecessore Mario Draghi, ora al comando della Bce).

Le istituzioni nazionali però mantengono anche molti poteri soprattutto quando il gioco si fa duro e finché l'Unione Bancaria non verrà completata concretamente affidando pieni poteri a Francoforte. Senza dimenticare che Bankitalia vigila su 462 istituti minori cui è riconducibile una quota del 18% del totale attivo del sistema.

La nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della Repubblica (che quindi ha l'ultima parola), su proposta del premier, previa delibera del Consiglio dei ministri, sentito il parere - non vincolante - del Consiglio superiore della stessa banca che deve essere dato a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti.

Fonti romane assicurano che Visco intende farsi avanti per un secondo giro.

Se però servisse un ruolo meno tecnico (quale è Visco) e più «politico» da mediatore con le pressioni che arrivano dall'Europa, sarebbe già pronta una rosa di papabili successori. Tra questi in molti scommettono su tre nomi: il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, economista con la stoffa da ministro, Ignazio Angeloni membro del consiglio di Vigilanza della Bce.

CC

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