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Visco: "Stabilità e riforme sono essenziali. Per lo sviluppo non ci sono scorciatoie"

Il governatore di Bankitalia invita le banche a rivedere i modelli di business

Visco: "Stabilità e riforme sono essenziali. Per lo sviluppo non ci sono scorciatoie"

Stabilità e riforme sono «elementi essenziali per lo sviluppo, non ci sono scorciatoie». È il monito del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che sullo stato dell'economia conferma una crescita graduale, dell'1% medio annuo da qui al 2019, ma avverte che «lo scenario è soggetto a rischi».

Secondo Visco, che ha parlato ieri al congresso Assiom Forex a Modena, «ripensamenti, ritardi, resistenze - che non mancano in alcuni settori, incluso quello bancario - rischierebbero di ripercuotersi sulle condizioni di mercato, vanificando i progressi realizzati durante la lunga crisi dalla quale, sia pur lentamente e con fatica stiamo uscendo».

Per non compromettere lo scenario di crescita, avverte dunque, «non vanno sottovalutate le conseguenze di un aumento dell'incertezza circa la determinazione politica nel perseguire un'indispensbile strategia di ammodernamento». Visco nel suo intervento non parla di conti pubblici, alla luce delle ultime richieste da Bruxelles, e quando parla di banche non affronta la vicenda Intesa-Generali. Rivendica però il ruolo svolto nel gestire le numerose crisi bancarie dello scorso anno, affrontate in modo «costruttivo» e «trasparente», con il concorso di una serie di strumenti, dalla ricapitalizzazione pubblica richiesta dal Monte dei Paschi, ai fondi privati costituiti per l'acquisto di sofferenze e il rafforzamento patrimoniale, utilizzato per Popolare Vicenza e Veneto Banca per finire con le quattro banche in risoluzione, per cui c'è stata una «procedura di vendita aperta e trasparente, sono state valutate tutte le offerte concretamente disponibili, provenienti da ogni operatore interessato, italiano ed estero».

Anche sul tema delle sofferenze si vedono segnali positivi, con il flusso di nuovi crediti deteriorati che nel 2016 è sceso al livello più basso dal 2008, mentre lo stock a giugno scorso ammontava a 191 miliardi di euro, con tassi di recupero del 43% secondo la media 2006-2015.

La gestione di queste sofferenze «va però affrontata con cura - avverte - gran parte fa capo a banche in buone condizioni finanziarie che non hanno necessità di cederle immediatamente sul mercato». Per gli intermediari più problematici invece «liberarsi del perso delle sofferenze ereditate dal passato è una condizione necessaria per il rilancio dell'attività».

A questo proposito Visco chiede all'Europa «un contributo importante, una misura che elimini i disincentivi alla cessione in blocco dei prestiti deteriorati per le banche che abbiano modelli avanzati per la valutazione del rischio di credito».

Anche gli istituti di credito devono fare la loro parte su diversi fronti: la sfida della tecnologia che impone un «ripensamento delle filiali e del personale,

ristrutturarsi, aggregarsi per risparmiare i costi». Il capitale va infatti remunerato adeguatamente per poter reperirlo sui mercati rapidamente, in Italia e all'estero. Cosa che ora non avviene e non solo per i tassi a zero della Bce.

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