«Usciremo più forti anche da questa crisi. Noi impariamo dalle crisi». Parola di Wolfgang Schaeuble, il ministro delle Finanze tedesco che è stato protagonista anche nella crisi della Grecia, quando guidava il fronte dei falchi premendo per l'uscita di Atene dall'euro. Schaeuble non aveva risparmiato frecciate all'indirizzo dei greci, accusati di aver truccato i conti per entrare nell'eurozona. Nessuna condiscendenza allora: l'intera Grecia doveva pagare per le sue colpe, senza sconti. Ora che si è ritrova in casa lo spirito truffaldino, grazie ai trucchi illeciti del colosso Volkswagen, cambia i toni e scende in campo per fare quadrato attorno al made in Germany .
Secondo il ministro tedesco la vicenda dei dispositivi taroccati dalla casa automobilistica non dovrebbe penalizzare l'economia del Paese. D'altronde i tedeschi sono bravi a difendere se stessi e a ripulirsi l'immagine dopo ogni scandalo, prova ne è che sono pochi a rammentare il caso Deutsche Bank, condannata a pagare multe miliardarie per aver manipolato i tassi Libor ed Euribor, oppure le montagne milionarie di tangenti pagate dalla Siemens in Grecia, o l'indagine Visa dello scorso anno che indicava nella Germania il Paese con la più consistente economia sommersa (circa 350 miliardi). L'elenco è molto lungo ma ogni volta Berlino è riuscita a superare le crisi e a imbellettarsi la faccia per ripresentarsi in società. Certo, anche Schaeuble accusa il colpo quando afferma che «alla fine la Volkswagen non sarà più quello che era», ma scarica la responsabilità spiegando che «è anche la brama di fama e di riconoscimento» a spingere singole persone a compiere certe scelte. Sarà, ma il governo tedesco è socio della Volkswagen e tutti nutrono forti dubbi sul fatto che non ne fosse a conoscenza.
Sul fronte giudiziario le acque appaiono meno agitate. Il colosso di Wolfsburg potrebbe riuscire a evitare le accuse penali per crimini ambientali negli Usa grazie a un cavillo, ha spiegato il Wall Street Journal . La scappatoia la fornisce il Clean Air Act, legge di tutela ambientale modellata su richiesta delle lobby automobilistiche, che esclude eventuali sanzioni penali. Un cavillo finora passato inosservato, ma che ha già messo in moto la giustizia Usa che sta valutando una strada alternativa, per esempio accusando la Volkswagen di aver mentito alle autorità. La procura tedesca di Ingolstadt, invece, ha puntato i fari sul marchio Audi. Il procuratore capo Wolfram Herre ha dichiarato ai giornali che è stata avviata un'indagine: «Stiamo passando in rassegna i fatti al fine di decidere se debba essere aperta un'inchiesta».
Sui mercati, nel frattempo, sembra tornare l'ottimismo. Le Borse europee riprendono a correre grazie ai dati macroeconomici statunitensi e all'onda rialzista di Wall Street. Milano è stata la migliore chiudendo con un più 2,7 per cento. Bene il settore auto in tutta Europa: l'indice, dopo aver perso oltre il 14% dallo scoppio del «dieselgate», mostra segni di recupero che interessano in particolare proprio Volkswagen.
A spingere in alto il listino settoriale è stata anche la decisione della Cina di dimezzare la tassa sull'acquisto delle utilitarie (sotto 1.600 cc). I titoli più premiati sono stati Peugeot a Parigi, Fca a Milano e VW a Francoforte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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