Non c'è pace per la Volkswagen. Lo spettro del Dieselgate, a due anni dall'emersione dello scandalo, continua ad aleggiare sopra Wolfsburg. E nonostante il gruppo tedesco cerchi in tutti i modi di lasciarsi alla spalle la vicenda, presentando forti piani di investimento sull'auto elettrica e i servizi per la mobilità, il caso delle centraline truccate riserva puntualmente delle sorprese. E così, a pochi giorni dall'inizio del Salone internazionale di Francoforte (12-24 settembre), a creare nuovi problemi alla Casa automobilistica ci hanno pensato le autorità di Bruxelles per la Tutela dei consumatori e la stessa Commissione Ue.
A rovinare la vigilia del Salone al ceo Matthias Müller è stata una lettera di avvertimento spedita da Bruxelles. Il gruppo automobilistico tedesco viene sollecitato affinché ripari «rapidamente» tutte le automobili coinvolte nel Dieselgate. Le autorità di Tutela dei consumatori, sottolinea la Commissione Ue, continuano a ricevere segnalazioni che molte delle vetture in questione non sono ancora state riparate.
La Volkswagen, da parte sua, aveva assicurato alla commissaria alla Tutela dei consumatori e all'Uguaglianza di genere, Vera Jourovà, di sistemare tutte le vetture interessate entro l'autunno di quest'anno. Bruxelles ha in pratica esortato la Volkswagen a confermare, entro un mese, che i piani annunciati saranno rispettati.
In linea con la direttiva sulle pratiche commerciali sleali, le informazioni che la Volkswagen è tenuta a fornire, al singolo cliente, riguardano i motivi precisi per cui il veicolo deve essere riparato; che cosa comporta la messa a punto; che cosa bisogna fare per la riparazione; che cosa può succedere o succederà se il veicolo non è riparato; in quali Stati membri i veicoli che non sono stati riparati smetteranno di essere considerati conformi e quando.
Le associazioni europee dei consumatori, intanto, continuano la loro battaglia, vista la disparità di trattamento riservata ai possessori delle auto «taroccate» del Vecchio continente rispetto a quelli americani, lautamente indennizzati. Il primo ottobre prossimo, per quanto riguarda l'Italia, scadranno i termini per aderire alla class action intentata da Altroconsumo presso il tribunale di Venezia. In Italia sono risultate coinvolte nel Dieselgate circa 650.000 auto a fronte di 8 milioni di unità in Europa.
Altroconsumo si attende tra le 60.000 e le 70.000 adesioni all'azione legale che punta a ottenere un rimborso, per ogni veicolo, pari al 15% del prezzo pagato. L'associazione lamenta che da due settimane il fax della cancelleria del tribunale di Venezia risulta «intasato» e invita gli interessati a ricorrere alla vecchia raccomandata.
La prima udienza è già stata fissata: si terrà il prossimo 6 dicembre. Il giudizio di ammissibilità della class action italiana era arrivato lo scorso 25 maggio.
In Svizzera, invece, la Sks, cioè la Fondazione svizzero-tedesca dei consumatori, ha presentato
denuncia a Zurigo nei confronti dell'azienda di Wolfsburg e della società importatrice Amag. La richiesta è di un risarcimento tra i 3.000 e i 7.000 franchi per automezzo, considerata la perdita di valore causata dal problema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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