Ecopass, il Pdl grazia i milanesi: «Pagherà solo chi viene da fuori»

Ecopass continua a essere tabù. Quando la scorsa estate maggioranza e sindaco litigavano su ticket e deroghe, la svolta arrivò con la creazione di un comitato dei saggi, nominati dai partiti e anche dalla Provincia. Dal 3 luglio dell’anno scorso la commissione presieduta dal vicesindaco Riccardo De Corato e composta da Lanfranco Senn (invitato dalla Moratti), Fabio Casiroli e Gianpaolo Corda (scelti dal Pdl), Flavio Boscacci (Lega), Andrea Airoldi (dall’Udc) e da due ingegneri dell’Atm ha incrociato tutte le ipotesi - centro chiuso, ticket ambientale, tassa sul traffico e targhe alterne - con gli effetti su traffico e smog. Stessa zona rossa o più allargata, stesse classi di pagamento o più ampie. Visto che grazie (anche) al provvedimento le auto che circolano sono più pulite e oggi l’80% dei veicoli che entrano in centro non paga più Ecopass. La prima bozza della relazione consegnata il 5 novembre indicava la congestion charge come la formula più efficace per abbattere di un altro 20-25% gli ingressi in centro. Ma il Comune (e soprattutto i partiti) chiesero un supplemento di indagine. A gennaio il pacchetto completo è stato consegnato al vicesindaco ma silenzio per altri due mesi. Venerdì scorso la Moratti ha incontrato i saggi, ma al vertice con gli esponenti locali di maggioranza sul programma elettorale sabato mattina ha scelto di stralciare l’argomento per affrontarlo al tavolo politico con i colonnelli di Pdl e Lega. L’appuntamento è oggi, ma la sensazione è che si voglia far slittare ancora un tema che può costare voti. Il focus sarà su come distribuire le politiche sociali senza che i fondi finiscano in larga parte nelle tasche degli immigrati. «Ma è inutile mettere la polvere sotto al tappeto, non serve - avverte il capogruppo lumbard Matteo Salvini -. C’è malumore anche tra i saggi. Chiederò che si discuta delle politiche anti-traffico, noi le idee le abbiamo». E la posizione della Lega è nota: «Il test di Ecopass è finito, meglio chiudere il centro». O una via di mezzo, come l’estensione delle isole pedonali (del 28% in prossimità dei Bastioni e nuove aree residenziali a traffico protetto per 187mila metri quadri). Ma anche il Pdl, se da un lato vuol difendere la misura fortemente voluta dal sindaco, ora dice «basta far pagare il prezzo ai milanesi». Tanto più che così com’è, col ricambio del parco macchine gli incassi bastano a pagare i costi di gestione e resta poco da reinvestire in mezzi pubblici, il circuito virtuoso innescato nel 2008 e che stava dietro alla filosofia della pollution charge si è interrotto. L’idea che prevale quindi è di trasformarlo in una tassa (o ticket) di scopo a carico dei city users: pagherebbero tutti a prescindere dal motore. I fondi verrebbero investiti nel potenziamento dei servizio pubblico verso l’hinterland e la provincia, dal biglietto unico integrato ai nuovi metrò a collegamenti ferroviari.

Per i milanesi: una parte del Pdl chiede che si arrivi al costo zero, un’altra punterebbe a salvare almeno la formula di ticket ambientale per chi ha ancora auto inquinante, ma il prezzo potrebbe essere simbolico. Da discutere se si pagherà l’ingresso nella Cerchia o ai confini della città. Nel secondo, i residenti sarebbero praticamente salvi.

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