Riduzione degli investimenti, calo dei livelli occupazionali e meno finanziamenti dagli istituti di credito sono alcune delle conseguenze della crisi del comparto edilizio analizzate nel «Terzo rapporto congiunturale sullindustria delle costruzioni in Lombardia 2009» elaborato dal Centro Studi Ance e presentato ieri a Milano nella sede dellAnce Lombardia. La crisi economica e finanziaria globale, esplosa alla fine dello scorso anno, sta infatti causando significative ripercussioni anche sul comparto edilizio, colonna portante del sistema produttivo nazionale. I dati emersi dallindagine indicano per il 2008 una riduzione del 2,3% degli investimenti in costruzioni in Italia rispetto allanno precedente e un forte calo per il 2009 con una riduzione dei livelli produttivi nazionali del settore del 6,8%. La flessione coinvolge tutti i comparti di attività: dalledilizia abitativa (-9,2%) alle opere pubbliche (-7,3%), dalle costruzioni non residenziali private (-7,0%) alla manutenzione delle abitazioni (-4,0%). Nel biennio 2008-2009 il calo degli investimenti in costruzioni è pari all8,9%. La crisi si manifesta con maggiore intensità nel nord del Paese, in particolare nel nord-est, mentre nel sud i livelli produttivi scendono meno rapidamente. In questo quadro negativo la Lombardia risente della recessione, anche se continua ad essere un punto di riferimento rispetto ad Emilia Romagna e Veneto. Nella nostra regione il settore delle costruzioni offre un contributo rilevante al sistema economico in termini di investimenti e occupazione: dal 1998 al 2007 gli investimenti edili lombardi sono aumentati del 26,3%, tuttavia nel 2008 questa fase di crescita si è interrotta registrando una flessione del 1,1%.
Il maggiore impatto della crisi è però il forte calo dei livelli occupazionali, che per il 2009 è stimato del 6,5%, pari a circa 130mila posti di lavoro in meno, che, sommati a quelli persi negli ultimi mesi del 2008, raggiungono i 250mila occupati in meno. Un altro aspetto preoccupante è la difficoltà di accesso al credito, un fenomeno che in Lombardia ha dimensioni significative: il 62% degli imprenditori ha problemi nel sottoscrivere nuovi finanziamenti e il 18,2% ha ricevuto la richiesta di rientro dai finanziamenti erogati da parte degli istituti di credito. Visto il rischio elevato percepito nei confronti del settore, cè infatti un forte scetticismo da parte delle banche a finanziare nuove operazioni. I dati di Banca Italia indicano che la stretta più forte sta avvenendo proprio ai danni delle piccole e medie imprese (Pmi) e delle famiglie, in difficoltà per i mutui sulla prima casa.
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