Edison a piccoli passi a causa dell’embargo

Le grandi imprese italiane hanno sempre fatto affari con l’Iran soprattutto sul fronte dei settori petrolifero, energetico, petrolchimico, automobilistico apparecchi meccanici, siderurgico e costruzioni. L’Ice, Istituto del commercio estero ha però più volte spiegato che «le sanzioni internazionali (embargo) partite negli ultimi anni ostacolano gli investimenti stranieri soprattutto nel comparto dell’energia». Eni ha fermato gli investimenti nel Pese, ma Edison nel gennaio 2008 ha firmato un contratto per l’esplorazione di idrocarburi, aggiudicandosi la gara per il blocco marino di Dayyer che si estende su una superficie di 8.600 chilometri quadrati nel Golfo Persico. L’investimento iniziale della società milanese è stato di 30 milioni di euro. Passando al settore industriale Ansaldo Energia è attiva in Iran dagli anni ’80 anche se l’ultimo progetto risale al 2004, con la partecipazione alla costruzione di quattro centrali elettriche. La Fata ha in corso di realizzazione un impianto di oltre 300 milioni di euro per la produzione di alluminio primario a Bandar Abbas, nel Sud dell’Iran.

Quanto alla Fiat, l’amministratore delegato Sergio Marchionne aveva a suo tempo rassicurato la Sec statunitense (equivalente alla Consob) sui rapporti della controllata Cnh con l’Iran. Al momento il Lingotto esporta solamente tecnologia per le auto dual-use, che vanno sia a benzina sia a Gpl.

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