EDUARDO, UNA STORIA DA FICTION

Sergio Valzania, direttore di Radiodue, ha scelto di dedicare l’estate alla fiction radiofonica. Certo, i budget sono quelli che sono e, un po’ come in televisione, si deve ricorrere anche alle repliche. Ma Valzania ha comunque sfoderato dall’armadio delle sue collezioni radiofoniche l’argenteria di famiglia: dal commissario Montalbano, con La voce del violino e La forma dell’acqua, a Diabolik, con Senza Maschera e Eva Kant, fino a Necropolis e L’uccisore di streghe, versioni radiofoniche degli incubi di Tiziano Sclavi e di Dylan Dog. Ma non è finita: è ancora in onda - tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 12,10 alle 12,30 su Radiodue - I segreti di San Salvario, la storia di un parroco di frontiera alle prese con i problemi del quartiere più difficile di Torino, mentre dal 28 agosto, sempre cinque giorni alla settimana prima di pranzo, sarà il turno del romanzo radiofonico in trenta puntate La furia di Eymerich, dedicato al post-inquisitore nato dalla post-penna di Valerio Evangelisti.
Fin qui, la stagione ufficiale. Ma, forse, la fiction più fiction della stagione estiva di Radiodue, non è nemmeno classificata alla voce «fiction radiofonica». Tanto è vero che va in onda nell’ambito di Alle otto della sera-Il racconto delle cose e dei fatti, la divulgazione dell’ora di cena targata Radiodue. Roba da Raieducational, non da Raifiction.
E invece il ciclo in onda ancora da domani a venerdì, dalle 20 alle 20,30 su Radiodue, firmato da Maurizio Giammusso e con la regia di Giancarlo Simoncelli, è fiction più fiction della fiction con il bollino di ufficialità certificata. Perché si intitola Eduardo e racconta la vita di De Filippo. Una biografia - raccontata benissimo da Giammusso - che, a tratti, è più avvincente delle puntate di Dynasty, di Ciranda de Pedra o di Falcon Crest. A partire dalle primissime battute dedicate ad Eduardo Scarpetta, padre naturale dell’altro Eduardo, fino ai rapporti da fiction con i due fratelli: dolcezze per Titina e ruvidità per Peppino.
Un quadro che entra anche nel personale, senza peraltro mai sconfinare nel pruriginoso. Ma, soprattutto, un quadro che si basa moltissimo su carte inedite, a partire dalle letterine di Eduardo bambino, sino ai carteggi con Pirandello, Totò, Anna Magnani, Franco Zeffirelli e tanti altri.


Viaggiando dai testi storici della commedia napoletana, fino ai racconti su carta intestata «Senato della Repubblica», con tutti gli stelloni repubblicani al posto giusto, raccontando gli anni in cui Eduardo è stato senatore a vita.
Non si ricordano casi in cui De Filippo diede il voto decisivo per garantire la sopravvivenza di un governo senza fiducia. Si occupava di commedie, non di tragedie.

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