Il suo Napoli vince e convince. Anzi, sorprende. Secondo posto in coabitazione con Juve e Palermo, un punto dietro le primatiste Inter e Roma: dopo il doppio salto dalla C alla A, sotto il Vesuvio si continua a sognare ad occhi aperti. E pensare che, quando l'ei fu «Nube che corre» Dalla Costa lo esonerò dalla panchina del Genoa ai primi di marzo del 2002, Edy Reja sembrava un allenatore agli sgoccioli della propria carriera.
Nelle otto partite a guidare il Grifone, il mister di Lucinico portò a casa soltanto quattro punti, frutto di altrettanti pareggi e altrettante sconfitte. Nessuna vittoria. Reduce da una retrocessione col Vicenza, mai pienamente apprezzato dalla dirigenza, contestato da critica e tifosi, Reja sembrava finito, anche per via di quel suo modo fin troppo pacato, freddo, quasi rinunciatario, e di quel quasi nullo carisma trasmesso ad una squadra divisa in clan e bisognosa di una guida anema e core. Serviva un leader da Grifo. Il buon Edy - ahilui - non ne aveva la stoffa.
Chiamato in sostituzione del dimissionario Franco Scoglio al fine di risollevare le sorti di una squadra partita con parecchie ambizioni ma scivolata ben presto nella mediocrità dei bassifondi della classifica, Reja si presentò al «Pio» in una calda e soleggiata mattinata pegliese di fine dicembre 2001. C'era la sosta natalizia di mezzo e la possibilità di fare quadrato. Pronti via e, il giorno dell'Epifania, all'ultima d'andata, arrivò un pareggio casalingo (1-1) contro la lanciatissima Reggina di Colomba. Poco male, si disse e si scrisse, ci vorrà del tempo, ma al ritorno da Napoli con le pive nel sacco e dopo un altro - deludente - 1-1 marassino con la derelitta Pistoiese, qualcosa cominciò a scricchiolare. La situazione parve precipitare già due settimane più tardi a Como (2-1 senza appello). Soltanto Mino Francioso riuscì a salvare la baracca, evitando la sconfitta casalinga contro il Siena, alla quarta di ritorno. Il Genoa restava in zona retrocessione, Reja in bilico - come direbbero i Negramaro - sul filo di un rasoio. Sette giorni dopo, un sofferto 0-0 al «Celeste» di Messina non servì a tirar su il morale della truppa e ad innalzare la media-punti di un ruolino di marcia disarmante, da Serie C immediata. E, al «Ferraris», contro le dirette concorrenti Ternana e Ancona si toccò il fondo: 0-2 coi rossoverdi umbri, 1-2 coi rossi marchigiani.
Quella doppia, umiliante debacle a domicilio costò cara al mister friulano: il 4 marzo 2002 i rossoblù passarono nelle mani dell'ex secondo del «Professore», Claudio Onofri (che li salvò all'ultima giornata), mentre Reja, il «perdente», fu costretto a fare le valigie. Ci volle un po' per riaversi da quell'esperienza amara, ma - si sa - le vie del pallone sono infinite e le opportunità di rivalsa non finiscono mai. Edy Reja e il suo Napoli dei miracoli sono lì a dimostrarlo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.