Effetto Lione, la Roma rischia il testacoda

Chivu: «Per la coppa, quasi scordavamo la partita» Spalletti deluso: «Non mi spiego questa mentalità»

nostro inviato ad Ascoli
Meno male che il Lione è quasi arrivato. Perché la Roma, nel frattempo, ha smesso di giocare perdendo punti con le ultime della graduatoria. Un atteggiamento non consono alla seconda della classe - ora a -16 dall’Inter -, nonostante un pesante turnover: Mexes in panchina, Doni, Perrotta e Taddei a casa, Mancini e De Rossi in campo solo nell’ultima mezz’ora (per altro quella migliore dei giallorossi).
Ma da tempo la testa è all’appuntamento europeo. Ecco che come all’andata l’accoppiata Chievo-Ascoli in quattro giorni porta in cascina solo due punti. Prima la rimonta di Verona, ieri quella di Ascoli (altro recupero, stavolta in extremis, con il primo gol di Wilhelmsson). «A Roma non si parlava che del Lione da due settimane, nessuno si ricordava che dovevamo giocare ancora queste due partite», confessa candidamente Chivu, dando l’idea del clima. Una Roma ancora senza vittorie esterne nel 2007 tra campionato e Coppa e con un gol al passivo in tredici trasferte consecutive: non certo dati rassicuranti in vista del viaggio in Francia. Anche il Lione nell’anticipo di campionato ha mandato in campo molte seconde linee, ma ha vinto nettamente a Saint Etienne. «Speriamo di arrivare lì con la giusta concentrazione», aggiunge il difensore romeno, ieri non esule da colpe in occasione del gol bianconero.
«Non mi spiego questa mentalità, l’Ascoli ha avuto più determinazione e più voglia di noi», rivela Spalletti. Che si assume le colpe dell’ennesima occasione sprecata (cinque punti nelle ultime quattro partite). Ma le colpe vanno forse condivise con chi ha avuto la chance di una maglia da titolare e l’ha gettata alle ortiche. Vedi Vucinic, che schierato da prima punta non la becca mai o Tavano che spreca due ghiotte occasioni da rete. Meglio Curci, per la prima volta titolare in campionato e incolpevole sul gol di Soncin che sblocca la partita al 31’. L’errore è di Pizarro e, appunto, di Chivu che pasticciano e perdono una palla avvelenata in area. «Dobbiamo superare in fretta questa crisetta», avverte ancora il romeno. Una crisetta che avrebbe potuto essere più grave se Wilhelmsson al 40’ del secondo tempo non fosse riuscito a pareggiare sfruttando l’unico svarione dell’ex Eleftheropoulos. «Un gol importante, lo dedico alla mia compagna Oksana», dice lo svedese, sedicesimo calciatore della Roma ad andare a segno in campionato. «Era fondamentale che arrivassimo a Lione senza perdere», dice invece Mancini. Il suo rientro a pieno regime in Champions potrebbe risultare un’arma in più.
Finale con veleno. Inferocito Sonetti per un rigore non concesso all’Ascoli. «Pizarro ha fermato con una mano il cross di Soncin, non capisco cosa ci stia a fare il guardalinee se non vede nemmeno quello che succede a dieci metri da lui».

La replica di Spalletti smorza la polemica: «Mi sembra che l’arbitro abbia visto bene, Pizarro cerca di togliere il braccio». Rigore o no, alla fine il risultato è giusto. E ora finalmente il Lione, per tentare l’impresa che mezza Roma sogna da mesi.

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