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Egitto, follia allo stadio: strage di 70 morti

A Porto Said, invasione di campo e caccia all’uomo dopo la vittoria sulla capolista Al-Ahly

Egitto, follia allo stadio:  strage di 70 morti

Sono almeno 70 i morti della peggiore tragedia sportiva della storia dell'Egitto e secondo fonti giornalistiche il bilancio è destinato a crescere. Ieri, al fischio finale della partita del campionato egiziano tra la squadra ospite, il Masry della città di Port Said, e il celebre e forte club cairota Ahly, i tifosi del Masry, che inaspettatamente ha vinto 3 a 1, hanno invaso il campo. Nelle terribili immagini della televisione egiziana, si vedono i sostenitori della squadra di Port Said rincorrere giocatori e tecnici dell'Ahly, in fuga. E scontri tra le due tifoserie. Per portare in salvo giocatori e spettatori sono dovuti addirittura intervenire gli elicotteri dell’esercito.

Un medico, Medhat El Ensawi, dell'ospedale El Aminy di Port Said, ha spiegato ai microfoni di un'emittente egiziana che nel suo ospedale contava almeno undici morti e che altri due centri sanitari avevano ricevuto almeno 25 cadaveri. I feriti sono migliaia. Secondo la televisione satellitare Al Jazeera, tra loro ci sarebbero molti agenti della sicurezza, anche se alcuni giocatori intervistati ieri dai giornalisti egiziani, come Mohammed Barakat, dell'Ahly, hanno criticato le forze dell'ordine, che secondo alcuni non avrebbero saputo intervenire. In seguito agli eventi politici degli ultimi mesi, alla rivoluzione di gennaio febbraio 2011, dove la polizia ha svolto un ruolo centrale nella repressione della rivolta, agenti e poliziotti, non amati dalla popolazione, sono sempre meno presenti in luoghi anche sensibili.

Dall'altra parte, le tifoserie egiziane non sono nuove a episodi di violenza: Masry e Ahly notoriamente si odiano. Gli ultras dell'Ahly sono famosi per essere stati al centro di scontri durante e dopo partite della serie A egiziana. Gli stessi ultras sono stati anche protagonisti della parte più violenta della rivoluzione egiziana, quando a pochi giorni dall'apertura delle urne a novembre 2011 il centro del Cairo è diventato un fronte di battaglia, con scontri violenti tra forze dell'ordine e manifestanti. In molti, tra gli attivisti, gli analisti e i giornalisti nazionali, parlarono del coinvolgimento di bande di ultras delle tifoseire del calcio nazionale.

L'episodio che aveva fatto montare l'allerta attorno e dentro gli stadi egiziani è avvenuto nel 2009 quando la partita tra il secondo club della capitale, lo Zamalek - dal nome dell'isola sul Nilo, nel cuore del Cairo - e l'Africain, squadra tunisina, match valido per la Champions league africana, terminò in una terribile rissa fra le due tifoserie. I tunisini credevano di aver già vinto quando al 95esimo minuto un goal dall’egiziano Aboutrika fece partire l'ira e le violenze dei sostenitori tunisini. Gli scontri egiziani si propagarono alle banlieue francesi, a Marsiglia e Parigi, in cui vive una vasta comunità nordafricana.

Le nuove violenze arrivano in un momento politicamente molto sensibile per l'Egitto, dove è appena iniziato il secondo turno elettorale e il primo Parlamento dell'era post-rivoluzonaria ha da poco iniziato i lavori.

Ieri, l'Assemblea si è riunita in una sessione di emergenza per discutere delle violenze e tentare di evitare che il nuovo sanguinoso episodio possa avere un effetto sulla già precaria stabilità del Paese, in cui la giunta militare, le forze rivoluzionarie laiche, politcamente marginalizzate, e i gruppi islamisti vincitori alle urne mal convivono, sopravvivendo in un equilibrio precario.

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