La clinica del dottor Ashraf Sabry al Cairo è meta del pellegrinaggio di numerose famiglie, egiziane e non. Vi si pratica la fecondazione in vitro e, volendo, si può anche scegliere il sesso del nascituro grazie a una selezione degli embrioni prima dell'impianto.
«Fra i pazienti - spiega il dottor Sabry al quotidiano elvetico Le Matin - ci sono persone che hanno già molte figlie e vorrebbero avere figli di sesso differente». Oppure «famiglie che hanno assoluta necessità di un figlio maschio per trasmettere nome e patrimonio».
Generalmente le famiglie che si rivolgono alla clinica sono molto agiate economicamente: l'intervento costa tra i 3.000 e i 4.000 euro, una somma molto alta per la maggior parte degli egiziani.
La pratica suscita dibattito: per alcuni medici, come il dottor Ehab Souleimane, la selezione degli embrioni non contravviene la volontà divina: «Non cambiamo l'equilibrio fra i sessi. È sempre Dio che fa riuscire o no l'operazione». Ma altri colleghi musulmani non sono d'accordo e si rifiutano di selezionare gli embrioni in base al sesso. Queste cliniche profittano di un vuoto legislativo sulla delicata questione della fecondazione in vitro selettiva, vietata o molto limitata nella maggior parte dei Paesi. Un gruppo di deputati egiziani ha presentato un progetto di legge per vietare la selezione «per convenienza» delle fecondazioni in vitro.
In Egitto non esistono statistiche ufficiali ma si calcola che siano una decina l'anno le coppie che scelgono il sesso dei loro figli.
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