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Egitto verso la guerra civile, Mubarak non cede

Scontri in piazza tra manifestanti pro e contro il presidente: morti e decine di feriti. L'opposizione: sono agenti di polizia infiltrati. I manifestanti: "Ce ne andremo solo quando il raìs avrà lasciato il palazzo presidenziale". Bombe molotov lanciate contro il museo egizio. Usa: "La transizione immediata è un imperativo"

Egitto verso la guerra civile, Mubarak non cede

Il Cairo - Nel nono giorno di rivolta l'Egitto è ancora in fiamme e si fa largo lo spettro di una guerra civile. Oggi il livello degli scontri ha fatto un ulteriore passo avanti verso il baratro. Le agenzie di stampa egiziane battono la notizia di numerose vittime tra l'opposizione e i sostenitori di Mubarak. Nuovi attori sulla scena egiziana che secondo le forze di opposizione sarebbero agenti di polizia in borghese si sono infiltrati tra la folla. La situazione sta diventando incontrollabile. Per la prima volta i manifestanti anti-governativi che presidiano il cuore del Cairo da venerdì scorso sono venuti a contatto con migliaia di sostenitori del presidente Mubarak. Le forze filo governative hanno lanciato blocchi di cemento dai palazzi circostanti piazza Tahrir, secondo al Jazeera le vittime sarebbero cinquecento. Un fitto lancio di bottiglie molotov ha appiccato un principio d’incendio al Museo Egizio del Cairo, situato nella centralissima piazza Tahrir, teatro oggi di violenti scontri tra manifestanti pro e contro il presidente Hosni Mubarak. Il ministero della Sanità egiziano ha informato che negli scontri di oggi è morto un soldato di leva e vi sono stati 403 feriti.

Spranghe, bastoni, cavalli e cammelli Sono caduti tutti i cordoni di sicurezza che separavano i contendenti, la polizia ha tentato qualche lancio di lacrimogeni, mentre i soldati schierati sui carri armati hanno incitato invano gli opposti schieramenti alla calma. Una volta entrati in contatto, si è passato allo scontro tra le due fazioni. I lealisti hanno attaccato e, brandendo bastoni, fruste e spranghe hanno assaltato la piazza in groppa a cavalli e cammelli: una vera e propria carica di cavalleria, che però non ha retto a lungo. I dimostranti hanno infatti preso il sopravvento. Secondo Al Jazeera, sarebbero un centinaio i feriti e si conterebbe anche qualche vittima.

Il diktat dell'esercito L’esercito egiziano ha ammonito i manifestanti che sostengono il presidente Hosni Mubarak dal "compiere ulteriori attacchi ai manifestanti dell’opposizione". Secondo la tv "al-Jazeera", i militari starebbero invitando alla calma i manifestanti attraverso gli altoparlanti e avrebbero ammonito i sostenitori di Mubarak del fatto che "la nostra punizione sarà esemplare se proseguono le vostre aggressioni". 

Usa: "Transizione immediata" In Egitto "è imperativo per noi che la transizione sia immediata, come ha chiesto il presidente Obama": lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, nel consueto briefing con i giornalisti. 

Mubarak non se ne va Il discorso del presidente egiziano Hosni Mubarak non ha convinto nessuno. E il nono giorno di proteste contro il raìs è cominciato. Piazza Tahrir, a Il Cairo, continua a essere presidiata dai manifestanti e dall'Esercito. Nel suo discorso di ieri, Mubarak aveva assicurato che non si sarebbe ricandidato alle elezioni di settembre, ma sarebbe comunque rimasto al suo posto fino alle consultazioni per gestire in prima persona la transizione. Ma ormai sono in pochi a volerlo. Poco dopo la conclusione dell’intervento di Mubarak, trasmesso in diretta dalla tv di Stato egiziana, sono scoppiati nuovi scontri tra sostenitori del presidente e manifestanti antigovernativi nella città di Alessandria. I disordini, secondo al-Jazeera, non hanno provocato vittime.

Il parlamento si è autosospeso La crisi continua anche nel campo politico. Il Parlamento egiziano si è autosospeso fino alla completa revisione dei contestati risultati delle ultime elezioni, che si sono svolte alla fine dell'anno scorso. I due rami dell’assemblea, si legge nel dispaccio, "hanno deciso di sospendere le rispettive sessioni a tempo indeterminato, finchè non saranno state raggiunte le necessarie decisioni" in relazione ai risultati elettorali, su cui pesano le accuse di brogli, irregolarità e persino violenze e minacce avanzate dall’opposizione. Nel frattempo il presidente della camera bassa, Fathi Sorour, ha sollecitato Hosni Mubarak, a completare le promesse riforme costituzionali entro un termine inferiore ai due

L'appello del ministero "Tornate a casa per permetterci di riportare la sicurezza nel Paese". Lo chiede il ministero della Difesa del Cairo. "Il vostro messaggio è chiaro e le vostre richieste sono state recepite - ha affermato il portavoce dell’esercito che ha letto la nota - possiamo mai continuare a stare in strada ancora a lungo interrompendo la vita del Paese, tenendo le scuole chiuse e le attività lavorative ferme?". Il ministero della Difesa ha chiesto ai manifestanti di interrompere la protesta perché "dobbiamo pensare al futuro del Paese e pensare all’Egitto".

Critiche dal mondo ll premier turco, Tayyip Erdogan, ha criticato Hosni Mubarak, affermando che "dovrebbe fare un passo diverso".  Già martedì Erdogan aveva invitato Mubarak ad assecondare il desiderio di cambiamento del suo popolo dopo 30 anni al potere. Per il leader dell’opposizione egiziana, Mohammed ElBaradei, le parole di Mubarak sono un "inganno" perché così "si protrae l’agonia per altri sei, sette mesi, continuando a polarizzare il Paese".

La posizione degli Usa "La transizione comici ora, subito": con queste parole Barack Obama ha invitato il presidente egiziano ad avviare subito il passaggio delle consegne senza attendere le elezioni presidenziali di settembre. "Anche il presidente Mubarak ha riconosciuto che lo status quo non è sostenibile e che serve un cambiamento", ha osservato Obama, "per l’Egitto si è aperto un capitolo nuovo" e il Rais deve prenderne atto e garantendo subito una transizione ordinata e pacifica".

In nottata i manifestanti hanno seguito sul maxi schermo in piazza il discorso del presidente Mubarak che hanno subito bocciato chiedendo che il rais se ne vada.


 

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