Electrolux a sorpresa raddoppia l’utile del trimestre

Grandi e protetti dalla mano pubblica è meglio, soprattutto nei momenti difficili: nel 2008 i big dell’industria italiana sono perlopiù riusciti a resistere alla crisi, lasciando il peso sulle spalle di banche e imprese di medie dimensioni. A fare i conti è Mediobanca nell’ultima edizione di «Le principali società italiane», lo studio dove da 44 anni Piazzetta Cuccia passa in rassegna i bilanci della Corporate Italia. Sia chiaro, lo scorso dicembre la recessione si è tradotta in 6 miliardi di svalutazioni (contro i 774 milioni di un anno prima) tra le sole «holding di rango», con l’effetto di schiacciare sia il risultato d’esercizio (-60% a 4,4 miliardi) sia i dividendi incassati (meno 12% a 10,8 miliardi).
Ma ancora più dolenti sono le fratture lungo la spina dorsale della nostra economia. Dove, sempre secondo Mediobanca, si sono dimezzate le medie imprese cosiddette «dinamiche»: quelle che sono riuscite ad aumentare le vendite di oltre il 20% e hanno un’incidenza dell’utile sui ricavi maggiore del 4%. E quest’anno la situazione potrebbe peggiorare. Tengono meglio invece i bilanci dei big. A partire dall’Eni che rimane ampiamente il primo gruppo del Paese per fatturato (oltre 108 miliardi), malgrado gli strappi del petrolio. Segue l’Enel che ha scalzato Fiat dalla seconda posizione grazie al contributo della spagnola Endesa, diventando però anche il gruppo più indebitato. Dalla quarta all’ottava posizione la classifica è invariata: Telecom, Gse-Gestore dei Servizi Elettrici, Finmeccanica, Esso Italiana ed Erg; tutte con ricavi in crescita con l’eccezione di Telecom, che flette del 3,8% e potrebbe, in prospettiva, vedersi sorpassare da Gse.
Eni ed Enel, entrambe partecipate dal Tesoro, sono anche le prime per profitti e scorrendo la classifica dei «campioni nazionali» sono rare le società manifatturiere in senso stretto. Un’altra dimostrazione di come il capitalismo italiano resti «agganciato» al traino della mano pubblica o a realtà attive in settori protetti o in concessione. Le stesse che hanno permesso ai Benetton di portarsi in nona posizione, sopravanzando per giro d’affari Poste Italiane. Ponzano Veneto ha superato anche i Riva dell’acciaio, ma la gran parte dei ricavi sono stati assicurati da Autogrill (5,9 miliardi) e Autostrade (3,4 miliardi) contro i «soli» 2,1 miliardi del tessile-abbigliamento, l’attività storica della famiglia.
Nella grande industria nel 2008 si vedevano dunque ancora poco gli effetti della crisi. Segnali più evidenti filtrano invece dalle medie imprese, dove il numero di aziende «dinamiche» si è appunto dimezzato. Tra le medie imprese (50-330 milioni di vendite) Mediobanca ha promosso solo 8 società (tra cui la quotata Basicnet), contro le 16 del 2007 e le 31 del 2006. La prima è la marchigiana Fox Petroli (trasporto di prodotti petroliferi), che ha quasi raddoppiato le vendite (+88%).

Seguono due pugliesi: Italiana Alimenti (energia elettrica da fonti rinnovabili), e l’alimentare Divella, con incrementi del fatturato rispettivamente dell’87% e del 38 per cento. Se si sale di dimensione (fatturato tra 330 milioni e 2 miliardi) le imprese «dinamiche» sono 19, tra cui sono cinque quelle quotate: Exprivia, Trevi, Landi Renzo, Diasorin e Ima.

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