Roma - I titoli di coda non scorrono. E dovrà ancora attendere un po’ chi si aspettava per ieri la quadratura del cerchio. Insomma, i nodi sulle candidature per le Regionali rimangono, al Nord come al Centro. Così, non bastano due ore di colloquio, tra Gianfranco Fini e i tre coordinatori del Pdl, per dipanare la matassa. Come non serve a molto, per un lieto fine, il faccia a faccia a seguire tra l’ex leader di An e Roberto Calderoli. Anzi, sembra proprio che ci sia stato un passo indietro.
Di certo, è tutto in stand-by. Lo fa capire chiaramente Ignazio La Russa, prima di lasciare Montecitorio insieme a Sandro Bondi e Denis Verdini: «Tranne che per Calabria e Lombardia», dove possono dormire sonni tranquilli Giuseppe Scopelliti e Roberto Formigoni, «tutto è in discussione e nulla è ancora deciso, neanche per il Veneto». Regione chiave, quest’ultima, nell’effetto domino che si avrà a cascata. «Lì c’è una legittima richiesta della Lega e una legittima richiesta del Pdl di poter esprimere un candidato, ovvero Giancarlo Galan, che è ancora in gioco».
Anche perché, rimarca il ministro della Difesa, tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi «non c’è stato nessun accordo», durante la cena a palazzo Grazioli della scorsa settimana, sulle candidature per le regioni al di sopra della Toscana. Altrimenti, il premier «sarebbe andato da Fini e gli avrebbe detto che aveva già chiuso un’intesa. Per questo ha invece incaricato noi coordinatori di trovare un accordo». In quest’ottica, aggiunge La Russa, «è importante il ruolo di Fini - anche per scelta di Berlusconi, con cui c’è perfetta intesa - per definire quale accordo trovare con la Lega». Ragion per cui il pranzo di lavoro «è andato benissimo, visto che non c’è stato bisogno di mediare tra loro due».
In ogni caso, ora partirà «un’istruttoria» con i coordinamenti territoriali delle regioni interessate, «per arrivare ad un quadro riassuntivo che tenga conto della valutazione di Fini e Berlusconi». Tanto per capirci, solo «ai primi di novembre ci sarà l’ufficializzazione» di tutti i candidati. Investiture che rischiano però di rimescolare le carte. Basta l’esempio della Campania per comprenderlo: «C’è stata un’indicazione del partito per Nicola Cosentino, ma credo che si arriverà con una rosa di candidati». Già, è proprio la rosa di nomi che potrebbe far allungare di tempi, visto che così si archiviano le indicazioni dirette finora circolate.
C’è parecchia carne al fuoco, quindi. E al di là del virgolettato ufficiale di La Russa, raccontano che abbiano influito parecchio, sull’esito del mini-vertice, alcune «frenate» di Fini. In generale, sulla trasparenza delle candidature, in modo che non danneggino l’immagine del Pdl. Nello specifico, si spiffera in Transatlantico, il riferimento diretto sarebbe rivolto alla Campania, per cui il co-fondatore del Pdl avrebbe chiesto una seria riflessione sulla scelta di Cosentino (convergerebbe però sul suo nome quasi tutto il Pdl campano), su cui si teme possano influire negativamente alcune vicende giudiziarie. Rimanendo al Centro, in Lazio resiste la candidatura finiana di Renata Polverini, leader dell’Ugl.
Ciò che ritorna in ballo, invece, è il disco verde sul Piemonte. Due regioni del Nord alla Lega, che pare aver già incassato l’ok per il Veneto - anche per evitare che si avvii una corsa «fratricida» tra due alleati - sono troppe: «La Lombardia sarebbe accerchiata dal Carroccio», è il ritornello che non a caso si registra in casa pidiellina. Preoccupazione su cui converge pienamente l’inquilino di Montecitorio. Un paletto che Fini avrà di certo ribadito a Calderoli, nel primo pomeriggio, nonostante il ministro per la Semplificazione tenti di sviare su un’altro versante i cronisti che l’attendono al piano presidenziale: «È stato un incontro piacevole, come sempre. Ma voi non ci crederete se vi dico che abbiamo discusso di riforme istituzionali...». In parte è di certo vero, visto che più tardi affronterà l’argomento pure al Qurinale con Giorgio Napolitano. Ma se nei pressi della buvette, il diretto interessato nella corsa a governatore, Roberto Cota, si limita a ricordare che «bisogna aspettare l’annuncio complessivo delle candidature», c’è chi assicura: «Il Piemonte non si tocca, alla Lega spetterà semmai l’Emilia Romagna».
Un ridimensionamento che potrebbe spingere il Senatùr a non cedere più un posto nell’esecutivo (vedi eventuale staffetta tra il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, e il presidente veneto Galan).
Si dovrà attendere dunque fine mese, di certo qualche giorno, prima che il Cavaliere, di ritorno dalla trasferta russa, provi ancora una volta a mettere tutti d’accordo. «Come sempre, farà la sintesi, tra Fini e Bossi, ma non solo», assicura un deputato vicino al premier. Il cui obiettivo numero uno, in questo momento, è sempre lo stesso: garantire la stabilità del governo.
Quelli che già sono stati eletti in Parlamento si limitino a fare bene il loro lavoro di Parlamentare, e se lo riengano tale solo per lo stipendio e i fringe benefits levino pure le tende, si dimettano, non sono più degni della fiducia data loro dagli elettori.
Fini NON vuole la Lega........elementare Watson