Elfo, consumismo a bagnomaria

Malgrado la stagione sia ormai agli sgoccioli, il teatro milanese non manca di riservare al pubblico qualche bella sorpresa. Le cose migliori arrivano dalle sale di punta della città come l’Elfo Puccini, dove martedì debutterà lo spettacolo «Chicago Boys», testo e regia di Renato Sarti. «Ad un miracolo economico corrispondono schiavitù e miseria per la popolazione? Sì!» è la frase con cui comincia la pièce, una specie di conferenza «strampalata, senza lieto fine» che si svolge in un rifugio antiatomico. Un'esaltazione surreale del capitalismo, del consumismo e della liberalizzazione più sfrenata.
I «Chicago boys» sono stati un gruppo di economisti formatosi negli anni Settanta all'Università di Chicago, sotto l'egida del grande guru del liberismo, Milton Friedman, nobel per l'economia nel 1976. Friedman e i suoi seguaci esercitarono una profonda influenza sulle politiche economiche di molti stati, primi fra tutti gli USA di Reagan e l'Inghilterra del primo ministro Thatcher e poi dal Cile all'Argentina, dal Brasile alla Polonia, dalla Cina alla Russia, ecc.
Lo spettacolo ironizza sulle grandi multinazionali che hanno avuto un ruolo di primissimo piano in questo processo che ha portato allo smantellamento dello stato sociale, visto e combattuto come un virus infettivo, come un arto in cancrena da amputare. Chiamare privatizzazioni le grandi razzie compiute nei confronti dei paesi poveri è un eufemismo.
Queste politiche economiche hanno significato per una vasta parte delle popolazioni di quei paesi licenziamenti, diminuzione degli stipendi, delle pensioni, degli ammortizzatori e delle garanzie sociali, ma anche aumento dell'alcoolismo, delle tossicodipendenze, dei malati di AIDS, della prostituzione minorile, della miseria, della malavita, degli omicidi e dei suicidi. Il nostro protagonista sguazza (mangia e si disseta) in una vasca, stile catafalco, piena d'acqua imputridita dai suoi stessi rifiuti.

Al suo fianco una escort russa, che, dopo venti anni di schiavitù cerca il riscatto. Fra le anguste pareti del rifugio si consuma fra i due una lotta senza esclusione di colpi, una sorta di paradossale, e letale, guerra fredda, formato mignon.

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