Elisa e Metz: questa giustizia assicura solo incertezza

di Nino Materi

Era stato il caposaldo per la condanna nel processo di primo grado: «È certo che appartiene a Meredith Kercher la traccia di dna trovata sul coltello ritenuto dagli inquirenti l’arma del delitto della studentessa inglese». Ieri, in sede di appello, il colpo di scena: «Non è certo che sia di Meredith Kercher la traccia di dna trovata sul coltello ritenuto dagli inquirenti l’arma del delitto della studentessa inglese». La follia della presunta «scientificità» delle perizie giudiziarie è riflessa tutta in un’assurda contrapposizione logico-lessicale: «È certo» e «Non è certo». Come dire che - nelle aule dei tribunali italiani - l’unica cosa certa è l’incertezza. Esattamente come accade davanti agli specchi deformanti dei luna park, dove la medesima persona può apparire, contemporaneamente, altissima e magrissima oppure bassissima e grassissima. Ma le indagini sono cose difficili e la fretta, spesso, è una cattiva consigliera. Verissimo. Eppure nel caso di Meredith gli inquirenti si sono presi tutto il tempo necessario, tanto da apparire più delle tartarughe che degli speedy gonzales. Un surplus di cautela (che qualcuno definisce, dispregiativamente, lentezza) sinonimo di saggezza e perizia? La senzazione che se ne trae, purtroppo, è l’esatto contario. I periti genetico-forensi nominati dalla Corte d’Assise d’Appello di Perugia nel processo contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito spiegano infatti che «non si può escludere che i risultati ottenuti possano derivare da fenomeni di contaminazione ambientale o di contaminazione verificatasi in una qualunque fase della repertazione o manipolazione del reperto». Nonostante il burocratese stretto, il senso è fin troppo chiaro: i «super tecnici» chiamati a dipanare il giallo hanno fatto pasticci, complicando la matassa invece che contribuire a dipanarla. E ora? Ora si dovrà cominciare tutto daccapo, perdendo altri mesi, altri anni; dando così ragione a Montanelli che sosteneva: «Una giustizia che arriva con troppo ritardo, non è più giustizia...».
Altro episodio paradigmatico di meccanismi giudiziari che paiono (e sono) agli antipodi, viene dagli ultimi sviluppi delle cause che vedono come imputato di omicidio Danilo Restivo.

In Inghilterra Restivo è stato ieri condannato per il delitto della sarta Heather Barnett al termine di un iter giudiziario durato un anno e un mese (Restivo fu arrestato da Scotland Yard la mattina del (19 maggio 2010); in Italia, lo stesso Restivo, è accusato dell’omicidio della studentessa Elisa Claps: dalla sua morte sono trascorsi 18 anni e, solo ieri, il gup di Salerno ha dato semaforo verde al rito abbreviato: prima udienza, l’8 novembre.

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