Cultura e Spettacoli

Elisa, la first lady del pop scende dalle nuvole per colpire al cuore i fan

Elisa, la first lady del pop scende dalle nuvole per colpire al cuore i fan

nostro inviato a Palermo

Infine ci riesce, quasi a fatica, quasi per dovere, come fosse il prezzo da pagare per continuare a star lì sul palco davanti a loro. E quando finalmente parla con i suoi fans, dopo aver seminato giusto qualche «grazie» qui e là, Elisa è ben oltre la metà del debutto di questo tour che in quindici giorni attraversa l'Italia da Palermo a Padova (il 24 al DatchForum di Milano) e soprattutto celebra l'imprevedibile e chi l'avrebbe detto. In sei mesi il suo cd Soundtrack 96 - 06 ha venduto quasi 450mila copie, l'ha rilanciata perché ormai chi ci credeva più e soprattutto ha alzato quel velo che per anni l'ha separata dal pubblico. Ora è scesa a patti, ha spento la paura, o forse la noia, di comunicare con l'esterno ed eccola qui, vestita di nero con una cinta bianca che le penzola ai fianchi, mentre ascolta per la prima volta gli oltre cinquemila del Palasport che trasformano Heaven out of hell (terzo brano del concerto) in un gigantesco coro.
Loro, dagli spalti e dalla platea, si trovano di fronte un palco troppo essenziale, illuminato con perfidia perché limita la visuale da lontano e soprattutto dominato da un megaschermo diviso in otto pannelli che giocano al ribasso, nel senso che fanno meno di quanto potrebbero e chissà perché non vengono sfruttati meglio. «Why», perché?, recita la scritta enorme sugli schermi durante A feast for me, che è il quarto brano di ventiquattro, che Elisa porta fino alla fine concentrandosi, piegandosi, esaltandosi e commuovendosi per due ore filate con la sicurezza di chi ormai è alla pari con se stesso e può permettersi pure una scaletta avara e sbilanciata come questa, forse troppo lenta all'inizio e felicemente rock troppo tardi. Sarà bello riascoltarla grazie a Music zero limits (www.zerolimits.it) che attraverso Vodafone consentirà la trasmissione via cellulare di un suo concerto (ma anche di quelli, tra gli altri, di Zucchero, Biagio Antonacci e George Michael).
Certo, quando qui al Palasport arriva Eppure sentire, ascoltato in Manuale d'amore 2 e appena candidato dal Nastro d'argento, il fremito del pubblico diventa un vocione che tremare il mondo fa. E il basso profondo ed esaltato di Luce e tramonti a nord est stuzzica le corde giuste per lasciare tutti a bocca aperta.

Dopo dieci anni di fatica, Elisa, la cantante, è ormai «nella stessa lacrima» di Elisa l'autrice di canzoni: ed entrambe si presentano qui a braccetto sul palco e si esibiscono a tempo, reggono il confronto col sestetto di voci gospel in Prayer e con il rock finalmente muscoloso degli Ostacoli del cuore, il brano scritto, pensato e duettato con Ligabue che, dopo qualche periodo di buio, ha fatto definitivamente diventare Elisa una delle first lady del pop italiano, proprio lei che quando ha iniziato manco ci credeva di poter scendere dalla sua nuvola ed entrare nel cuore degli altri.

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