Ci sono irregolarità nella clinica «La Quiete». Dopo l’indagine della magistratura su presunti maltrattamenti subiti da due ospiti della casa di cura di Udine, ora arriva anche un sopralluogo dei Nas che hanno riscontrato varie «anomalie di carattere amministrativo e tecnico» oltre alla «mancanza di autorizzazioni previste dalla legge». I carabineri del Nucleo antisofisticazioni hanno riscontrato, tra l’altro, che la stanza dove si trova Eluana è priva della «dovuta certificazione». In parole povere, gli esperti dei Nas non ritengono il luogo «idoneo a ospitare una donna per la quale c’era da applicare un protocollo che prevedeva il distacco dell’alimentazione e dell’idratazione». Una procedura di «fine vita» dalle caratteristiche delicatissime che però «La Quiete» non sarebbe in grado di garantire. Un punto ribadito a chiare lettere, ma sul quale, nel corso della giornata di ieri, a Udine si è registrato un imbarazzante scaricabarile tra le istituzioni politiche, giudiziarie e sanitarie della Regione, come se nessuno voglia davvero salvare la vita a Eluana.
L’idoneità della stanza che ospita Eluana Englaro avrebbe dovuto essere certificata dalla Usl 4 «Medio Friuli», a cui fa riferimento la casa di cura «La Quiete». La circostanza emerge chiaramente dalla relazione dei Nas inviata alla Regione Friuli Venezia Giulia, all’Azienda sanitaria e alla procura di Udine. Proprio in relazione all’assenza di questa certificazione i carabinieri parlano di «anomalie», mentre la Procura avrebbe incaricato un perito di eseguire ulteriori accertamenti sulla struttura.
Lo stesso ministro del Welfare Maurizio Sacconi, parlando ieri del caso Englaro e delle ispezioni dei Nas nella clinica «La Quiete», aveva spiegato che «le ricognizioni hanno portato ad evidenziare una situazione che sembra irregolare». «La casa di riposo in sé - ha spiegato Sacconi - già non appare il luogo idoneo, perché la stessa Corte d’appello parlava di un hospice, cioè una struttura per malati terminali, mentre invece la casa di riposo ha ben altre caratteristiche e non ha certamente capacità sanitarie. E poi due stanze estrapolate e affidate all’équipe sono ancor meno idonee a queste prestazioni sanitarie eccezionali». «Quindi io mi auguro - ha concluso Sacconi - che la situazione vorrà essere considerata dalla procura di Udine e anche dalla Regione Friuli, che hanno competenza per intervenire immediatamente su una situazione manifestamente irregolare».
Ma per Giuseppe Campeis, avvocato che assiste la famiglia Englaro, «nell’iniziativa dei Nas non ci sono i presupposti penali per il blocco della procedura» in atto. «I Nas - ha detto Campeis - rilevano che alla Quiete si è di fatto aperta una struttura ad hoc che deve avere una autorizzazione. Ma nel rapporto intercorrente tra “La Quiete” e l’associazione “Per Eluana” è previsto che, per l’attuazione della procedura stabilita sulla base del decreto della Corte d’Appello di Milano, la casa di riposo dia in appalto a medici esterni l’assistenza ad Eluana». Per l’avvocato quindi non ci sarebbero le possibilità di un intervento cautelativo, cioè del sequestro della stanza da parte della Procura, che per ora ha solo delegato a un consulente lo svolgimento di approfondimenti sulla casa di riposo «La Quiete».
Dello stesso avviso anche Ines Domenicali, presidente della clinica: «Noi - ha detto - possiamo essere commissariati solo in due casi: se non approviamo il bilancio entro il 31 dicembre o se chiudiamo lo stesso in rosso. La struttura inoltre dipende dal Comune di Udine, mentre la convenzione con la Regione è stata rinnovata lo scorso dicembre».
Sull’indicazione delle anomalie riscontrate dai Nas, i magistrati potrebbero intervenire, ma per ora hanno scelto di tacere. Un modo per scaricare il peso su qualcun altro. Sulla Regione, per esempio: ieri il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha convocato una riunione urgente con l’assessore alla sanità, Vladimir Kosic, e con quello alla Sicurezza e autonomia locali, Federica Seganti. Alla fine della riunione Tondo ha diramato un comunicato con cui si limita a invitare «La Quiete» a prendere in considerazione la sospensione dei protocolli già avviati «atteso che si sta rapidamente delineando un netto pronunciamento del legislatore volto a colmare il vuoto normativo alla base della vicenda».
Il presidente Tondo, che conosce la famiglia Englaro, originaria della
Carnia come lui, dopo l’arrivo di Eluana a Udine aveva mantenuto un riserbo totale sulla vicenda, rotto ora con la lettera ai vertici della clinica «La Quiete». Se non in un ripensamento, si spera almeno in una risposta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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