Milano - "Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia". Ha risposto così alle critiche della Santa Sede Beppino Englaro, il padre di Eluana. "Massimo rispetto per quello che dice il Vaticano - ha aggiunto -, ma per noi vale quello che ci diceva nostra figlia". Englaro ha poi commentato le parole scritte nel catechismo della Chiesa cattolica dall’allora cardinal Ratzinger: "'L’interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie, o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima'. Secondo voi questo non corrisponde alla situazione di Eluana? La verità - ha aggiunto - è che loro alle volte dicono tutto e il contrario di tutto. Si spingono in avanti, poi tornano indietro e non ho mai capito questo alternarsi". Dopo anni di battaglia in prima linea, ieri Beppino Englaro non ha voluto partecipare a una trasmissione televisiva: "Ora devo tutelare le mie forze per quello che mi aspetta - ha spiegato - . Ho lottato fino a ieri per arrivare alla sentenza, ora non è più necessario, è tutto chiaro. La vicenda umana deve rientrare nel privato a questo punto. E lì rientrerà. Ora tutto verrà fatto con Eluana".
I tempi Sui tempi per l’interruzione di ogni trattamento a Eluana Englaro "dobbiamo ancora decidere". Lo ha affermato il padre, Beppino, al termine del primo incontro con il suo legale, Vittorio Angiolini, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione per sua figlia. Visibilmente scosso e seccato dalla presenza delle telecamere, Beppino Englaro ha comunque ribadito la determinazione che lo ha guidato in questi anni di battaglie legali: "Quello che ho deciso di fare - ha affermato - voi già lo sapete".
Notifica della sentenza La procura generale sta aspettando che sia notificata ufficialmente la decisione della prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano con la quale si autorizza Beppino Englaro a sospendere l’alimentazione artificiale della figlia Eluana, in coma dal gennaio del ’92, prima di decidere se presentare ricorso in Cassazione contro il provvedimento stesso. Dopo la notifica del provvedimento, secondo quanto appreso a cura degli avvocati del padre di Eluana, la procura generale avrà sessanta giorni di tempo per presentare l’impugnazione.
No all'ospedale di Lecco "Sono personalmente dell’idea di non aspettare perché il provvedimento dei giudici di Milano è immediatamente esecutivo e ritengo non ci sia spazio per un ricorso perché il decreto che autorizza la sospensione dei trattamenti che tengono in vita Eluana è ben motivato preciso e ineccepibile". Sono le parole dell’avvocato Franca Alessio la curatrice speciale di Eluana Englaro, la donna di 37 anni di Lecco, in coma dal 1992, e per la quale la prima sezione civile della Corte d’appello di Milano ha autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione. Non sarà però l’ospedale Manzoni di Lecco ad accogliere Eluana per dare esecuzione a quanto stabilito dai giudici di Milano. "Abbiamo effettivamente convenuto che un ospedale non sarebbe la struttura più idonea in cui procedere con la sospensione dei trattamenti. Siamo invece in cerca di un hospice o a una casa di cura privata". Di questo Alessio discuterà oggi pomeriggio con il padre di Eluana, Beppino Englaro e i suoi avvocati. L’avvocato conferma anche la disponibilità data dall’anestesista Riccardo Massei che, ricorda Alessio, "ha detto di volerla accompagnare fino alla fine di questo percorso. Massei è disposto a fare tutte le pratiche necessarie, seguendo le istruzioni contenute nel decreto della corte d’appello civile di Milano".
Potrebbe dunque essere lui a spegnere le macchine. Adesso resta da sciogliere il nodo della clinica in cui ricoverare Eluana: "Una ricerca impegnativa. Speriamo comunque di arrivare a una decisione nel minor tempo possibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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