da Milano
Una disputa che dura da sei anni. È quella tra la compagnia britannica Emi e la rivale statunitense Warner Music, rispettivamente al terzo e al quarto posto nella classifica mondiale delle case discografiche.Ieri Emi, etichetta che cura i diritti di artisti come i Coldplay, Gorillaz e Norah Jones, ha respinto il tentativo di scalata da parte della Warner Music, bollando l'offerta da 4,6 miliardi di dollari come «interamente inaccettabile». Il 3 maggio scorso era stata invece Emi a presentare un'offerta di scalata da 4,2 miliardi di dollari, anch'essa rispedita al mittente. «Il cash messo sul tavolo da Emi è decisamente deludente» - aveva spiegato ai media un dirigente della Warner Music coperto dall'anonimato.
La prima prova tecnica di fusione tra le due compagnie risale al 2000 ma ai tempi si opposero le authority antitrust. Nel 2003 si assiste al secondo tentativo che però fallisce con la vendita inaspettata per 2,6 miliardi di dollari della Warner Music da parte della Time Warner a un consorzio di investitori capitanato da Edgar Bronfman Jr, che ricopre tutt'oggi il ruolo di presidente della società Usa. Da quel momento sono partite le ostilità e il presidente della casa britannica Eric Nicoli ha intrattenuto una trattativa continua con Warner Music (nel cui «book» compaiono artisti come Madonna, James Blunt, Red Hot Chili Peppers) sfociata con l'offerta presentata a maggio. Il fallimento delle offerte di fusione in questi ultimi 2 mesi evidenzia, tuttavia, come il raggiungimento di un accordo sia ancora un'ipotesi lontana nonostante la comunità finanziaria internazionale veda di buon occhio la nascita di un colosso del settore della discografia secondo solo alla Universal di Vivendi. «Sembra vi sia una guerra di potere sul controllo dell'eventuale neo-colosso - ha spiegato Henk Potts fund manager di barclays Stockbrokers - è chiaro però che è nell'interesse di entrambe le compagnie arrivare a una fusione al fine di competere al meglio a livello globale attraverso le economie di scala». Secondo le stime della «International federation of the phonographic industry», le vendite di prodotti musicali sono scese lo scorso anno del 3% a 33 miliardi di dollari a causa della diffusione delle copie pirata e del minore acquisto di compact disc. Riguardo invece l'epilogo della guerra di nervi tra la Emi e la Warner, stando a Patrick Yau, analista di Bridgewell Securities, sarà proprio la preda a spuntarla.
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