Emmer all’Oberdan, tutta l’arte del «corto»

Fa piacere che Milano si ricordi di Luciano Emmer, il regista e sceneggiatore meneghino indimenticabile padre della commedia all’italiana e del Carosello, scomparso lo scorso anno all’età di 91 anni. Lo fa per tramite della Cineteca Italiana che lo commemora regalando ai cinefili la proiezione di alcuni suoi cortometraggi sull’arte che Emmer realizzò nel dopoguerra nell’ambito del progetto «Parole dipinte. Racconti dell’arte». Passaggio fondamentale per la sua carriera perchè furono proprio queste sue escursioni nel mondo dell’arte a farlo conoscere ed apprezzare aprendogli le porte dei lungometraggi. Lo spettatore avrà modo di stupirsi davanti al tentativo di dare movimento e vita alle opere riprese, prodotte dalla piccola casa di produzione che aveva fondato, da studente, con l’amico Enrico Gras. Storie dipinte come amava definirle o, se volete, piccoli gioielli, a partire dal poetico Racconto di un affresco (1938) dedicato all’opera di Giotto, che permisero ad Emmer di varcare i confini italiani e ricevere elogi internazionali come quello di Gavin Lambert, che definì i documentari d’arte del giovane regista «quanto di più vicino alla perfezione poteva esserci per i filmati d’arte». Così da oggi fino al 24 aprile, sugli schermi dello Spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2 (info: 02-77406316, www.cinetecamilano.it), passeranno alcuni di questi preziosi documenti: da Il cantico delle creature (il 4) che ripercorre la vita di San Francesco attraverso gli affreschi di Giotto a Incontrare Picasso (l’11), da Guerrieri (il 17) che ricostruisce una battaglia medievale attraverso le opere di Pier della Francesca, Paolo Uccello, Simone Martini a I fratelli miracolosi (il 24) che racconta la storia dei santi Cosma e Damiano attraverso l’opera di Beato Angelico, nell’ambito della rassegna «Cinema e arte: Jean Renoir, Luciano Emmer e i film “En plein air». E non è un caso che Emmer venga accostato a Renoir, in particolare al suo Partie de campagne (presentato in versione restaurata), abbinato, di volta in volta, ai cortometraggi del regista milanese. Il secondogenito del pittore impressionista diceva del suo capolavoro: «Se alcuni paesaggi e certi costumi ricordano i quadri di mio padre la ragione è semplice: perché l’azione è ambientata all’epoca e nei luoghi in cui mio padre ha lavorato molto; e poi perché io sono suo figlio e dai propri genitori si è fatalmente influenzati».

Ed ecco che Cineteca presenta altre cinque pellicole che si accostano al genere: L’Atalante (l’11) di Vigo, Una domenica in campagna (il 17) di Tavernier, La Fille de l’eau (il 14) dello stesso Renoir, La moglie del fornaio (il 4) di Pagnol e il poetico Racconto d’autunno (il 23) di Rohmer.

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