da Venezia
Gli italiani favorevoli al nucleare raggiungono i contrari. Lo dice una ricerca presentata ieri alla terza Conferenza mondiale sul Futuro della Scienza, in corso a Venezia, a 20 anni esatti dal referendum che decise labbandono dellatomo. Il 37% degli italiani ora si dice favorevole a investire sul lenergia nucleare, mentre il 38% resta contrario, il restante 25% non si esprime.
Uninversione di tendenza anche rispetto a pochi anni fa: nel 2003 gli italiani favorevoli al nucleare erano solo il 22%, e il 56% si dichiarava contrario. Dietro a questo cambiamento secondo Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza allUniversità di Trento e uno dei curatori della ricerca, risiede nella «percezione della congiuntura economico-politica: la necessità di ridurre la dipendenza dai Paesi produttori di petrolio è la prima motivazione dei favorevoli».
La Conferenza mondiale sul Futuro della Scienza di Venezia, organizzata dalla Fondazione Veronesi, dalla Fondazione Cini e dalla Fondazione Silvio Tronchetti Provera, è presieduta da Umberto Veronesi e dedicata alla sfida dellenergia. «Cè la necessità - ha dichiarato loncologo - di diminuire la dipendenza dallenergia fossile». Le opzioni alternative sono il nucleare, lenergia geotermica, solare ed eolica. Ma il presidente della Conferenza lamenta lassenza della politica: «Aspettiamo che il governo si decida ad avere un piano energetico che ancora non si vede». Veronesi si dice favorevole a utilizzare il nucleare per una frazione del fabbisogno energetico del nostro Paese. Più cauto il premio nobel Carlo Rubbia, che sul nucleare ha delle riserve e ammonisce a non considerarlo una cura miracolosa per i problemi energetici: «Occorrono programmi, lunghi tempi di applicazione. Non si può confondere il nucleare con la necessità di affrontare linverno e la criticità sul fronte dellenergia elettrica». E i rischi, secondo Rubbia, «non vanno negati, ma devono essere presi in considerazione». Il problema energetico, secondo Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Cini, «può essere risolto solo battendo strade nuove. Cioè mirando a fonti di energia che escludano i rischi delle risorse attuali: costi, inquinamento ed esauribilità. È questa la vera sfida del ventunesimo secolo».
Anche lecologo di fama internazionale James Lovelock, padre dell«Ipotesi Gaia», secondo cui la Terra è un unico organismo vivente, si dice favorevole allenergia nucleare, che considera «la più naturale del mondo. Il sole è unimmensa centrale nucleare. Non cè motivo per non sfruttare questa fonte».
Per intervenire sullambiente siamo in ritardo, secondo Marco Tronchetti Provera, «ma questo ritardo può essere colmato: molti paesi stanno unendo le forze nella ricerca di un nucleare di quarta generazione che dia maggiori garanzie di sicurezza».
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