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Eni alza la scommessa sull'economia circolare e protegge l'ambiente

Descalzi: «Investiti 5 miliardi, ora meno rifiuti e meno uso di materie prime non sostenibili»

Onofrio Lopez

L'economia circolare è un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, in un'economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. La Terra, soprattutto nell'emisfero settentrionale, è soggetta a due principali forme di inquinamento: le emissioni e i rifiuti, il cui accumulo è legato soprattutto alle abitudini di produzione e consumo dei Paesi Ocse, nonostante rappresentino solo il 18% della popolazione mondiale.

«Dobbiamo passare dal modello lineare che oggi ci caratterizza a un modello circolare, che si ponga come obiettivi la riduzione della produzione di rifiuti e del loro accumulo e la riduzione dell'utilizzo di materie prime non sostenibili», ha spiegato l'ad di Eni, Claudio Descalzi nel suo intervento al Maker Faire di Roma. Eni, con la trasformazione della chimica e di buona parte della raffinazione, sta già applicando il modello circolare. «Vogliamo utilizzare i rifiuti per creare energia in termini di mobilità, di produzione di bioolio, biogas, biocarburanti e prodotti chimici che devono poter essere riutilizzati, per ridurre anche l'inquinamento da plastiche», ha aggiunto sottolineando che «la nostra trasformazione circolare è partita circa 6 anni fa in Italia e durante questo arco di tempo abbiamo speso 5 miliardi di euro».

La trasformazione è iniziata dalla raffinazione. Eni è stata la prima oil company al mondo a convertire una raffineria tradizionale in bio-raffineria (a Venezia, e presto anche a Gela) per la produzione di bio carburanti da materia prima di seconda generazione non in competizione con i beni alimentari, come rifiuti, oli esausti da frittura, grassi animali e vegetali. È stato inoltre sviluppata una tecnologia che tratta la frazione organica da rifiuto solido urbano), trasformandolo in olio combustibile bio, che può diventare materia prima per le raffinerie verdi Eni o essere utilizzato come combustibile per le navi. «A Gela - ha ricordato Descalzi - stiamo realizzando il primo impianto pilota in grado di produrre 40 tonnellate all'anno di bio-olio, ne faremo uno a Ravenna da 4mila tonnellate e stiamo studiando anche lo sviluppo di un impianto su scala industriale in grado di trattare 150mila tonnellate all'anno di frazione organica, pari al consumo di 1,5 milioni di persone».

Eni dispone inoltre di 4mila ettari di terreni bonificati valorizzabili anche attraverso l'installazione di pannelli solari. In questo ambito è stato avviato il Progetto Italia che porterà all'installazione di 220 Megawatt di potenza elettrica da fonti rinnovabili al 2021. Stiamo poi applicando soluzioni innovative anche nel settore della chimica, per affrontare il problema dei rifiuti plastici che oggi per il 40% sono dispersi nell'ambiente. Un esempio di quello che facciamo in questo ambito è il recupero del polistirene per realizzare soluzioni di isolamento termico per le case. Altra filiera in fase di sviluppo è la della produzione di gomma naturale e resine a partire dall'arbusto di guayule, pianta autoctona del deserto centro americano.

«Queste attività hanno sancito l'avvio per Eni di una trasformazione importante, che potrà contribuire alla crescita del nostro business», ha rilevato Descalzi rimarcando che «per affrontare il problema dei rifiuti è fondamentale l'educazione al consumo» ed «è necessario sviluppare una filiera che possa selezionare il rifiuto, organico o inorganico, per poi fornirlo ad aziende come la nostra».

I rifiuti, ha concluso l'ad, «hanno un grande potenziale energetico e dobbiamo creare un sistema che sappia sfruttarlo al meglio».

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