Eni, fissato un nuovo termine per l’accordo sul Kashagan

Il viceministro delle Finanze kazako: occorre un’intesa entro il 30 novembre

da Milano

Il Kazakistan ha fissato al 30 novembre la scadenza per i colloqui con il consorzio guidato dall’Eni sullo sviluppo del campo petrolifero di Kashagan. Lo ha detto Daulet Yergozhin, vice ministro delle Finanze kazako, aggiungendo che il governo potrebbe prendere misure «adeguate» se non si troverà un accordo per quella data. Il Kazakistan ha criticato Eni e i suoi partner, tra cui figurano Total, Exxon Mobil e Royal Dutch Shell, per i ritardi e i costi eccessivi nello sviluppo del più grande giacimento petrolifero scoperto negli ultimi trent’anni.
Se le parti non riusciranno a trovare un accordo entro la scadenza, Yergozhin spingerà il ministro delle Finanze a prendere «misure adeguate per mantenere la stabilità economica del nostro paese».
L’intervento del presidente del Consiglio Romano Prodi - volato a ottobre in Kazakistan per incontrare personalmente il presidente Nursultan Nazarbayev - «è stato decisivo» per contribuire a mantenere il ruolo guida dell’Eni nel consorzio per lo sfruttamento del mega-giacimento di Kashagan. A sostenerlo è Ariel Cohen, esperto di energia e Asia centrale per il think tank statunitense Heritage Foundation, in un’intervista concessa ad Apcom a margine di una conferenza organizzata a Bruxelles dal Eu-Russia Centre.
«Ad agosto sembrava davvero che gli italiani avrebbero ricevuto un bello schiaffo, ma ora credo che verrà trovato un compromesso», afferma Cohen, dichiarandosi sicuro che l’Eni manterrà la guida del progetto. Al momento il gruppo italiano detiene il 18,52% del consorzio, al pari di Royal Dutch Shell, Total e ExxonMobil, ConocoPhillips il 9,26% e KazMunayGas Inpex l’8,33% ciascuno. «L’Eni dovrebbe rimanere l’operatore guida, i kazaki non hanno seguito la linea dura come hanno fatto i russi su Sakhalin», spiega l’esperto Usa, secondo il quale nella peggiore delle ipotesi i kazaki avrebbero potuto rimpiazzare il gruppo italiano «con compagnie russe o cinesi.

Ma questo non è avvenuto», sottolinea.
Al momento le autorità stanno negoziando con il consorzio per innalzare la quota di KazMunayGas, che richiederebbe un «sacrificio» da parte dei componenti occidentali della cordata.

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