da Milano
Trenta miliardi di metri cubi di gas russo in più allanno: sarà il risultato dellaccordo raggiunto ieri tra lad Eni, Paolo Scaroni e il presidente di Gazprom, Alexei Miller, per la costruzione del nuovo gasdotto South Stream che, come ha sottolineato Scaroni, richiederà investimenti superiori ai dieci miliardi di euro. Le due società hanno infatti firmato un ulteriore intesa, che si aggiunge al memorandum del luglio scorso, per una società paritetica incaricata dello studio di fattibilità e commerciabilità del progetto.
«Una infrastruttura del genere, che attraversa sei-sette-otto Paesi, richiede un intenso lavoro commercial-diplomatico che non possiamo affrontare da soli: ecco per quale motivo conta la politica», ha aggiunto Scaroni spiegando perché laccordo sia stato concluso nellambito dei colloqui bilaterali italo-russi con lincontro dei presidenti Romano Prodi e Vladimir Putin.
Per i tempi di costruzione, Scaroni ha definito «ragionevoli» tre anni dopo tutte le autorizzazioni necessarie, ma comunque dal 2013 sono previste le prime forniture. Il South Stream prevede lattraversamento del Mar Nero dalla costa russa di Beregovaia a quella bulgara, con un percorso di 900 chilometri ad una profondità massima di oltre 2.000 metri. Dalla Bulgaria dovrebbero partire due rami, uno verso Nord-ovest (Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Austria) e uno verso sud-ovest (Grecia e Italia, in Puglia).
Il South Stream valorizzerà i recenti acquisti di asset ex Yukos da parte di Eni, come Urengoil e Artic Gas, trasportando direttamente parte del gas che verrà estratto da quei giacimenti, che secondo Scaroni valgono il 20% delle riserve del gruppo. Il South Stream sarà «di importanza strategica per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la trasparenza» ha sottolineato Putin.
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