Economia

Eni, intesa per il supergiacimento di Kashagan

da Milano

L’accordo tra il consorzio guidato dall’Eni e il governo del Kazakistan per la gestione e lo sfruttamento del maxi-giacimento di Kashagan è stato raggiunto ieri sul filo di lana: in tarda serata (e tra l’Italia e il Paese centro asiatico ci sono 4 ore di fuso orario di differenza) la società statale kazaka KazMunaiGas (Kmg) ha annunciato la firma di un secondo memorandum di intesa che accoglie sostanzialmente le principali richieste di Astana, ma che sancisce anche la continuità del progetto con la presenza di tutte le compagnie del consorzio. In altri termini, anche la «scissionista» ExxonMobil ha accettato di firmare il documento. Di fatto l’accordo chiude il contenzioso aperto dal governo di Astana e stabilisce gli elementi principali per arrivare allo sfruttamento del giacimento per tutta la durata del contratto fino al 2041.
I punti del memorandum sono essenzialmente tre. Il primo prevede che il governo kazako riceva delle royalties aggiuntive legate all’andamento del prezzo del petrolio e un «bonus», una compensazione, per i ritardi nell’avviamento dell’estrazione del greggio. Al momento le cifre non sono state ufficializzate, ma secondo alcune fonti il «bonus» non sarebbe superiore ai quattro miliardi di dollari.
Un secondo punto prevede che la quota della Kmg nel consorzio salga al livello delle altre quattro grandi compagnie (Eni, Shell, Total ed ExxonMobil) che a loro volta vedranno scendere dell’1,7% la loro partecipazione al 16,8 per cento. Anche gli altri gruppi minori del consorzio ridurranno la loro quota a favore dei kazaki. Infine Kmg ha ottenuto un riassetto della governance e vede accrescere il suo peso e il suo coinvolgimento nella gestione del giacimento. Eni continuerà nel suo ruolo di gestore del programma di Kashagan.
Di nuovo è emerso inoltre che il consorzio sta valutando e studiando ulteriori giacimenti limitrofi a quello di Kashagan, che è la più importante scoperta a livello mondiale degli ultimi trent’anni. L’intesa sblocca così non solo Kashagan, ma le possibilità di ricerca e sfruttamento in un’area difficile da un punto di vista ambientale e tecnico, ma anche molto promettente.

Soprattutto in un momento in cui la scarsità di petrolio sembra diventare un pericolo reale.

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