nostro inviato a Torino
Sergio Marchionne non ha alcuna intenzione di lasciare il volante di Fiat Auto. «Manterrò questo incarico ancora per un bel po», ha precisato sgombrando il campo dallipotesi, da egli stesso paventata nei mesi scorsi, che entro lanno avrebbe passato il testimone a uno dei suoi manager. «Non ho mai stabilito date - ha aggiunto - e la mia precedente affermazione voleva essere il segnale che la crisi del settore auto stava passando. Ma più guardo al futuro e più metto cautela su quando passerò la mano, perché il mercato resta difficile. Noi, comunque, continuiamo a dare spazio ai giovani manager ed è giusto che a parlare di automobili siano i capi dei singoli marchi».
Lamministratore delegato della Fiat, archiviata lassemblea degli azionisti, si prepara ad affrontare gli impegni del dopo Pasqua. Sul fronte accordi, anche ieri Marchionne ha detto di continuare a lavorare con lobiettivo di annunciare una nuova alleanza entro fine giugno. «I nostri potenziali partner sono società grosse e complesse - è lunica indicazione che ha fornito - e noi dobbiamo evitare passi falsi». Cè poi il dossier Cina, aperto al capitolo Nanjing. Il socio di Fiat Auto ha non poche difficoltà a seguire i piani di sviluppo sotto la Muraglia. La stessa Nanjing, inoltre, ha da poco avviato la produzione delle auto sportive Mg, due anni dopo averne acquisiti i diritti dalla Mg Rover. E per questo progetto la più antica casa automobilistica cinese ha costruito un nuovo stabilimento da 362 milioni di dollari nella parte Est dellomonima città. La decisione di destinare risorse a questa iniziativa non è piaciuta alla Fiat e ieri Marchionne, che nei prossimi giorni volerà a Shangai, lo ha fatto chiaramente capire. Il gruppo cinese, infatti, in questi anni è sempre stato piuttosto freddo nel seguire con la velocità adeguata i piani della Fiat, che nel 2010 punta a vendere nel grande mercato asiatico 300mila vetture rispetto alle 20mila attuali. «Quella di investire nella Mg è una mossa che non abbiamo compreso - ha detto il top manager del Lingotto, confermando i dissapori con il partner anticipati dal Giornale - e abbiamo espresso le nostre perplessità. I rapporti con Nanjing sono un punto aperto: di certo la vicenda avrà un impatto a livello di relazioni».
Ma i prossimi saranno mesi decisivi anche per il futuro della fabbrica siciliana di Termini Imerese.
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