Eppure il passato a volte beffa il detective

La storia scritta a colpi di spettrometro di massa? Forse, ma non è detto che ogni volta la tecnologia ci dia la risposta giusta. Basti pensare all’annoso caso della Sindone di Torino dove la radiodatazione, gli esami dei pollini e quello delle polveri fanno a cazzotti tra di loro. Per la radiodatazione (contestatissima a partire dai campioni utilizzati) il tessuto è databile tra il 1290 ed il 1360, quindi un clamoroso falso. L’esame dei pollini dice, invece, che il lenzuolo viene dalla Palestina dell’epoca di Gesù, esattamente come le polveri di aragonite (sostanza molto diffusa a Gerusalemme). Quanto all’esame chimico della vanillina del tessuto: parla di un epoca compresa tra il settecento e il mille dopo Cristo. Quindi, sul sudario del più sacro dei corpi, dalla scienza niente risposte.
E non va così solo nel caso di oggetti «miracolosi». Ötzi la mummia del Similaun è stata sottoposta a ogni genere di esame e i risultati hanno comunque dato vita alle più svariate speculazioni. Di sicuro c’è solo che il povero Ötzi è stato ferito a colpi di freccia, da lì la fantasia galoppa. Era in fuga dal villaggio, è stato ucciso per motivi sacrificali, è stato ferito in uno scontro fra tribù e poi trasportato, è morto mentre si levava una freccia dalla pancia... Peggio ancora sul «prima»: era un pastore (lo provano gli abiti) era uno sciamano (per i tatuaggi) aveva l’artrite (i tatuaggi sono nei punti malati). E non è qui il caso di parlare dell’avvelenamento o meno di Napoleone. Non basterebbe la pagina solo a documentare studi e contro studi.
Insomma i risultati delle analisi di oggi non è detto corrispondano a quelli degli esami di domani. Un po’ perché la scienza progredisce. Un po’ perché, come direbbe qualunque inquirente, è fondamentale non inquinare la prove. E in questi casi le prove vengono inquinate da secoli. Quindi ben vengano le analisi, che qualche volta falliscono anche per ben più seri fatti di cronaca, ma speriamo resti l’intuito dello storico.

Nel caso dei diari di Hitler dopo settimane l’esame chimico rivelò il bluff. Ma se qualcuno si fosse limitato a guardare i monogrammi gotici sulle copertine si sarebbe accorto che c’era scritto F H e non A H, le giuste iniziali di Adolf Hitler.

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