Era «in carriera» la donna dell’antico Egitto

Ma com’era la situazione femminile in Egitto? La indaga la bella mostra «Nefer» aperta a Torino a Palazzo Cavour fino al 1° luglio (catalogo Federico Motta Editore). La rassegna proviene da Milano dove in due mesi ha avuto cinquantamila spettatori, ma nel capoluogo piemontese si è arricchita di un centinaio di reperti inediti, che provengono dalle raccolte torinesi del Museo delle Antichità Egizie. Per la prima volta esposti al pubblico, una ventina di rarissimi sarcofagi illustreranno, insieme a sculture, oggetti della vita quotidiana e gioielli, il tema della posizione della donna nell’antica società egizia. Qual era la sua sua personalità giuridica, quali i diritti di cui godeva, se e in che misura aveva una indipendenza economica. Ne risulta che, per lo meno nelle classi elevate, la donna dell’antico Egitto - regina, sacerdotessa, moglie e madre - era una donna molto più emancipata di quanto non fosse nelle altre società coeve. Poteva essere proprietaria di beni e di terre di cui disponeva a suo piacimento, esercitava anche funzioni politiche.

Colta, «in carriera, ma anche ricca di fascino». Il canone della bellezza femminile egizia ci indica una donna snella, minuta, dai seni rotondi e piccoli, ma dai fianchi ampi. Un trucco raffinato e l’uso di squisiti gioielli ne accentuava la femminilità.

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