«Era meglio in fabbrica Qui siamo sempre soli»

Sallah ha 37 anni, è senegalese. Da dieci anni è in Italia e da poco più di un mese lavora per la Spd. Si occupa di tram e scambi manuali. Ieri mattina è arrivato con il motorino in piazza Diocleziano alle 6, lì dove passano il 12 e il 14. Il primo svolta a destra, il secondo tira dritto. Così lui, dopo aver indossato la pettorina, a ogni passaggio si arma di leva metallica e regola lo scambio. Nelle pause tra un tram e l’altro se ne sta sul suo seggiolino all’ombra di un albero, accanto alle rotaie. Accende la radiolina e ascolta un po’ di musica mentre aspetta. Ne avrà fino all’una, quando un collega, sempre senegalese, gli concederà il cambio.
Ti sei organizzato bene. Sei al fresco e con la musica...
«Già (ride). Ho anche la bottiglia d’acqua. Ma non lavoro sempre qui, a volte sono in via Farini o vicino al Niguarda. E lì non c’è ombra, te ne stai sette ore al sole, magari anche in piedi. Mica facile».
Non deve essere un paradiso, in effetti...
«Il lavoro non è faticoso, anche se abbiamo grandi responsabilità. La sicurezza dei passeggeri dipende da noi. Però è un po’ noioso. Sono qui da solo, per sette ore. Alla mattina presto i tram passano continuamente e bisogna farsi trovare sempre pronti. Sul tardi, invece, siamo più tranquilli».
Quando vedi arrivare il tram da lontano, come sai che devi attivare lo scambio?
«Di solito il conducente fa un flash con le luci per farci capire che dovrà girare. Ma a volte si dimenticano e può capitare qualche inconveniente. Ecco perché dobbiamo sempre essere vigili: non possiamo permetterci di sbagliare».
Già, altrimenti si rischiano incidenti. Con gli scambi automatici ce ne sono stati parecchi nei mesi scorsi, lo sai?
«Sì, sì, avevo letto sui giornali e visto in tv qualche scontro tra tram. Per questo che facendo questo lavoro penso di essere importante per la sicurezza della gente».
Come hai trovato questo impiego?
«Attraverso un’agenzia interinale. Sono stato disoccupato per tre mesi, è stato terribile. Ora invece lavoro e sono contento».
Che facevi prima?
«Lavoravo in una fabbrica ad Agrate Brianza, prima che i lasciassero a casa».
Guadagnavi di più da operaio?
«No, lo stipendio era più o meno simile a questo. Il lavoro era però completamente diverso. Stavi insieme agli altri colleghi, qui sei da solo».
Insomma, preferivi lavorare in ditta...


«Credo di sì, anche se devo solo essere felice di aver trovato questo nuovo impiego. Forse era più faticoso, ma stavi a contatto con gli altri. Era meno noioso. Qui parliamo giusto con qualche conducente, quando si fermano. Brave persone, ci trattano bene. Ma lavorare in gruppo è tutta un’altra cosa».

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