Erasmus junior, boom di richieste: 500 liceali in cerca di una famiglia

Aumentate del 30 per cento le domande degli stranieri per studiare in Lombardia L’ufficio scolastico regionale agli istituti: «Servono volontari per ospitarli»

Cinquecento famiglie cercasi per ospitare altrettanti studenti stranieri. La richiesta è arrivata a tutte le scuole lombarde attraverso l’ufficio scolastico regionale per conto di «Intercultura» la onlus che organizza gli scambi culturali riservati agli studenti dai 14 ai 18 anni. Una sorta di Erasmus junior che negli ultimi tempi è diventato richiestissimo. Un anno di liceo all’estero anche oltre i confini europei si è rivelato un’opportunità talmente allettante da far lievitare le richieste del 30 per cento di anno in anno (nel 2008 le richieste erano state 2419, quest’anno 3183). Tanto che ora le famiglie volontarie per ospitare i ragazzi provenienti dall’estero (sono 50 i Paesi coinvolti) non bastano più.
«Ogni anno riusciamo a collocare tutti i ragazzi, ma non sempre è facile. Per questo ora abbiamo deciso di ricorrere ad un appello per trovare famiglie volontarie in Lombardia» (informazioni dettagliate si possono trovare sul sito www.intercultura.it), spiega Concetta Buglisi, una delle responsabili del progetto.
Ma di cosa si tratta esattamente? Assieme alle famiglie e alle scuole, Intercultura elabora programmi di studio all’estero: qui i ragazzi non vanno solo a studiare la lingua, imparano a conoscere la storia moderna come i ragazzi francesi, la fisica come gli studenti cinesi, l’arte che viene insegnata nelle scuole russe o finlandesi, la geografia in Australia, le scienze naturali in Thailandia. Gli studenti che vi accedono hanno già superato test attitudinali e non solo. Intercultura seleziona gli studenti in tutto il mondo in grado di «nuotare» in un mare più vasto di quello familiare e mette a disposizione le borse di studio.
Studia la collocazione nella famiglia ospitante e nella scuola pubblica, prepara i ragazzi a vivere l’esperienza che lo aspetta, affianca lo studente al ritorno nel recuperare il passo con la famiglia, gli amici, la scuola di origine.
Per le famiglie ospitanti va detto che nella maggior parte dei casi gli studenti che arrivano in Italia non conoscono la nostra lingua. Ma non è necessario parlare inglese. «I ragazzi sono da noi per conoscere lingua e cultura - spiega Buglisi -, quindi tanto vale parlare italiano fin da subito». Alle famiglie (ma possono essere anche single) che vogliono cimentarsi con questa esperienza Intercultura mette a disposizione i volontari che seguiranno passo passo tutte le fasi del programma: dalla preparazione prima dell’arrivo, all’inserimento dello studente in famiglia e a scuola.
«Ospitare un giovane di un altro Paese significa educare i propri figli e se stessi a convivere con stili di vita mentalità e culture diverse - dice la responsabile -. Per i giovani sarà come avere un fratello o una sorella in più. Per i genitori sarà un modo per osservarsi attraverso gli occhi di un nuovo figlio e apprezzare in maniera diversa il proprio ruolo di educatori.

Per tutti sarà un modo di creare nuove relazioni e affetti che durano una vita e che generano, a catena, nuove opportunità di incontro, conoscenza, esperienza. Sono, come dice il motto di Intercultura, “Incontri che cambiano il Mondo”».

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