Como - La Bibbia, gli psichiatri, la confessione. Durano cinque minuti le dichiarazioni spontanee di Olindo Romano nel processo che lo vede imputato, insieme alla moglie Rosa Bazzi, per la strage di Erba. Quella di oggi, come ampiamente previsto, è stata un’udienza decisamente stringata al processo per la strage di Erba. Poco prima di mezzogiorno tutto era già finito e chi aveva da dire qualcosa l’aveva detto: il processo riprenderà lunedì con parola alla difesa.
La dichiarazione di Olindo "Ho chiesto di parlare perchè altre volte a causa dei miei vuoti di memoria sono rimasto indietro nel tempo", attacca, prime di affrontare tre argomenti. Inizia con alcune precisazione sui colloqui avuti con il criminologo Massimo Picozzi. "L’ho incontrato tre volte in tutto. Mi chiese se poteva riprendere i colloqui con una piccola videocamera e mi garantì che gli serviva solo per la mia valutazione psichiatrica e che non sarebbe mai stato reso pubblico il contenuto". E ancora: "durante le riprese non feci altro che riordinare le mie confessione immedesimandomi nel personaggio". Poi affronta il tema della Bibbia: "Si colloca in un contesto in cui avevo appena fatto la mia confessione, mi ero dichiarato pentito e in carcere agli occhi di agenti, detenuti, di chiunque, ero il mostro di Erba, pentito ma pur sempre il mostro di Erba. In quegli scritti sono in linea con il pentimento. Èvero che alcuni appunti li ho scritto con una punta di rabbia, ma era uno modo per sfogarmi non per rivendicare qualcosa". Infine, si sofferma sugli psichiatri del carcere: "Ne sono passati, ho avuto complessivamente una sessantina di incontri solo esclusivamente per la terapia. Con loro mai parlato della questione...".
La lettera di Azouz Parla anche, attraverso una missiva letta dal suo avvocato, Azouz Marzouk, padre, marito e genero di tre delle vittime. Il suo documento termina con un auspicio: "Si devono condannare Olindo e Rosa per il loro continuare a ridere nonostante in questa aula vi siano persone che soffrono. Si devono condannare ma non alla pena di morte, ma a un ergastolo senza Dio". Il suo avvocato, Roberto Tropenscovino, chiede per lui un risarcimento di 2,6 milioni.
È il momento di chiedere il ’contò anche per l’avvocato Manuel Gabrielli che assiste come parte civile Mario Frigerio, il superstite della strage di Erba, e i due figli dell’uomo Elena e Andrea. Il legale sollecita una provvisionale immediatamente esecutiva di almeno 320mila euro.
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