Eroi per caso Quei due medici di provincia finiti all’improvviso sotto i riflettori

Sorride disteso mentre indossa ancora il camice verde da sala operatoria che ha usato per operare Benedetto XVI, il dottor Manuel Mancini, primario di ortopedia dell’ospedale regionale Umberto Parini di Aosta. Sorride perché è andato tutto bene, e lui si è inaspettatamente ritrovato sotto i riflettori e l’attenzione del mondo, eroe per caso, a mettere sotto i ferri, seppure per un intervento di routine in anestesia locale, il «paziente ignoto n. 917», com’è stato definito per ragioni di privacy nell’atto stilato dai medici al termine dell’operazione. Quando esce per incontrare i giornalisti, attorniato dalla collega Laura Mus, dal primario rianimatore Enrico Visetti e dall’altro rianimatore Marco Fondi, Mancini è letteralmente assediato da microfoni e telecamere, e devono intervenire i carabinieri per permettergli di far ritorno in reparto.
Ma quello di ieri è stato soprattutto il «battesimo» del nuovo medico personale del Pontefice, il cardiologo Patrizio Polisca, promosso da qualche settimana al posto di Renato Buzzonetti nell’incarico un tempo pomposamente definito di «archiatra pontificio». Polisca, che già seguiva Ratzinger da molto tempo, ha dovuto per la prima volta leggere un bollettino medico sulla salute del Papa e rispondere alle domande dei cronisti. Vestito in completo gessato blu, anche lui disteso e sorridente, ha escluso con forza che la caduta notturna sia stata provocata da un malore, sottolineando più volte come si sia trattato di una scivolata «accidentale».

La notte tra giovedì e venerdì, però, anche lui – assieme al rianimatore che segue Ratzinger durante le vacanze – appariva piuttosto preoccupato, e si è definitivamente tranquillizzato soltanto quando il check-up al quale è stato sottoposto nella mattinata di ieri Benedetto XVI prima dell’operazione al polso, ha escluso che problemi circolatori o neurologici.
AnTor

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