Eroi di guerra, spesso è meglio morire

Eroi di guerra, spesso è meglio morire

Mai ci sono state tante guerre al mondo come da quando il disfattismo regna nel cinema americano. Si può solo scegliere fra quello ben fatto e quello andante. Con Brothers, Jim Sheridan si pone in mezzo: ha scelto bravi attori, Tobey Maguire e Jake Gyllenhaal, che insieme avevano già recitato in Seabiscuit. I due si somigliano, così sono credibili come fratelli. Ma hanno destini apparentemente opposti, almeno all’inizio. Maguire è l’eroe americano in pectore, Gyllenhaal è il fallito antiamericano in pratica. Poi il primo va in Afghanistan, cade prigioniero, passa per morto, sopravvive a un prezzo tremendo e qualcosa non funziona più in lui.

Così l’altro trova il suo spazio, se non altro come sostituto nei lavori di casa del fratello sposato con Natalie Portmn. La parte bellica è stereotipata, pretesto per dire che non è più tempo di eroi, come nel Cacciatore. Spettacolarità in meno.

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