«Sconcertante, iniqua e depressiva». Così ieri Regioni, Comuni e Province hanno criticato il pacchetto di tagli prospettato dal Governo a Palazzo Chigi, un taglio di 6 miliardi per il 2012 e di 3 miliardi nel 2013, che si traducono in -1,7 miliardi ai Comuni, -0,7 alle Province, -1,6 alle Regioni a statuto ordinario e -2 a quelle a statuto speciale. Senza contare il possibile taglio di 36 Province e laccorpamento di 1500 comuni. Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ha espresso timori per la coesione sociale, dicendosi «fortemente preoccupato per la sanità, le politiche sociali, il trasporto pubblico locale». Dallazzurro Formigoni al rosso presidente della Toscana Enrico Rossi, la bocciatura è bipartisan, anche se meno pesanti sono i giudizi dei governatori leghisti: il veneto Luca Zaia annota come una manovra di 25 miliardi sulle Regioni peserà per 1,6, il piemontese Roberto Cota invita al senso di responsabilità: «Noi governatori non possiamo sottrarci». Pollice verso dai Comuni. Il vicepresidente Anci e sindaco di Roma Gianni Alemanno ha invitato lAnci a mobilitarsi, auspicando un cambio di marcia: «Ho visto il premier perplesso, per cui credo, anzi auspico, che la partita non sia ancora finita».
Poi, in serata è tornato a palazzo Chigi, per limitare i tagli proponendo misure alternative. Semaforo rosso anche dalle Province: il presidente Upi Giuseppe Castiglione ha parlato di «manovra iniqua, che incide sul federalismo fiscale e non guarda alla ripresa»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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