Errore gravissimo quel via libera al partito pedofilo

Bruno Fasani

Abbassamento del consenso per i rapporti sessuali a dodici anni, legalizzazione delle droghe, possibilità di circolare nudi, di far sesso con animali, pedopornografia legalizzata e prostituzione minorile consentita. Non sono le confessioni di qualche pervertito sul lettino dello psichiatra: è il programma politico di un nuovo partito nato in Olanda, il Pnvd, che sta per Partito dell’amore fraterno, della libertà e della diversità. Parole nobili, ma che non devono trarre in inganno. Dietro l’enfasi delle affermazioni si cela un gruppo di pedofili, pronti a scalare il Parlamento alle prossime elezioni di novembre. Alcune associazioni olandesi, che si battono per la tutela dei bambini, hanno provato a frenare simili indecenti proposte, anche ricorrendo ai tribunali. Ma non hanno fatto i conti con il giudice Hofhuis, presidente della Corte dell’Aia: «La liberta di espressione, di riunirsi, inclusa la libertà di organizzarsi in un partito politico, sono le basi per una società democratica. Spetta agli elettori giudicare il programma».
Sono diversi gli scenari sui quali condurre la pesantezza di questa notizia. Il primo ci fa interrogare sull’effettivo riconoscimento dei diritti dei minori. L’impressione è che si vada sempre più nella direzione di una società che concede protezione ai bambini senza riconoscerne la titolarità di diritti. Si finisce cioè per accreditare l’idea che non esistono principi inalienabili che stanno alla base della presenza sociale di un minore. Limitarsi alla protezione senza andare sul fondamento del diritto è ingenerare l’idea che la tutela di un fanciullo possa dipendere esclusivamente dalla discrezionalità protettiva dei grandi, quasi una sorta di destino differenziato.
Eppure la Convenzione sui diritti dell’infanzia, promulgata dall’Onu nel 1989 pone principi inequivocabili. L’art. 34 recita: «Gli Stati si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di violenza o sfruttamento sessuale e adottano ogni misura idonea a impedire che: a) i fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi ad una attività sessuale illegale; b)che siano sfruttati a fine di prostituzione o c) ai fini della produzione di spettacoli o di materiale pornografico».
Il giudice Hofhuis dovrebbe spiegare al resto del mondo su quali basi è disposto a concedere credibilità democratica a chi si propone di sconfiggere i principi sanciti come diritti inalienabili dei minori, allargando le maglie del possibilismo, con interpretazioni che in ogni Paese civile avrebbero conosciuto i rigori dell’indagine penale.
Lo scenario di un’Olanda da tempo accreditata come patria della liberalità, nasconde l’iceberg di una concezione della libertà percepita come diritto assoluto e come pragmatismo storico irreversibile, come se il cammino dell’umanità fosse automaticamente un percorso di emancipazione, sganciato dal bisogno di coniugarsi con l’etica e con la libertà altrui. Un percorso pericoloso, che rischia di confondere la democrazia, portatrice di valori inalienabili e universali, con il suo esercizio assolutamente arbitrario e sganciato da riferimenti etici. Il destino della società in balìa delle varie lobby, dove a colpi di maggioranza si decide il bene e il male, la concessione dei diritti o la loro negazione.
Nell’Europa, così attenta ai mercati e sensibile e registrare le fragilità, non sarebbe fuori luogo se si tornasse a misurarsi con il concetto autentico di democrazia e con i contenuti essenziali, necessari alla sua sopravvivenza. La sbornia di falso progresso si alimenta a partiti, come quello olandese, ma anche all’indifferenza e alla miopia di una politica essenzialmente mercantile. Quando un Paese non ha più rispetto dell’infanzia che cresce, è un Paese senza futuro.

L’Europa farà bene a prenderne le distanze, per evitare d’essere inghiottita dal nulla che le sta davanti.

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