Anche le chiese di Milano sebbene molte di esse siano preesistenti all'Unità d'Italia, risentono di quel particolare momento storico in cui la terracotta, dopo secoli di abbandono, fu ripescata a Milano e in Lombardia. Almeno quelle restaurate dagli architetti milanesi tra il 1861 e la fine del secolo. Come il restauro della facciata di Santa Maria del Carmine, completato nel 1880 con un rosone e cinque edicole in cotto, su progetto di Carlo Maciachini. La chiesa venne più volte ricostruita e rimaneggiata, e sorge nell'omonima piazza, nel quartiere di Brera, dove fin dal 1250 esisteva un edificio di culto affidato ai Carmelitani. Lo stesso Maciachini propose rifacimenti in terraglia anche per San Marco e San Simpliciano. Abbellimenti in terracotta furono eseguiti pure per la chiesa di Sant'Eufemia, restaurata nel 1870 da Enrico Terzaghi. L'edificio ha sia la facciata sia i fianchi in terraglia e calcare, tanto che alcuni critici ritennero addirittura eccessivo l'uso di tutto quel cotto per il suo restauro. Anche la chiesetta del «Burg di Scigulat», in via Lomazzo angolo Monviso, è un piccolo capolavoro d'architettura interamente coperto in terraglia. La chiesa è del 1810 e la parte alta della struttura è decorata con formelle riproducenti pecorelle, mentre nella fascia più bassa ci sono rilievi geometrici. A Milano ci sono molte altre facciate di chiese, soprattutto romaniche, ripristinate nell'Ottocento con la terracotta. Come i rifacimenti delle facciate delle chiese di San Babila, San Celso e San Calimero.
Da segnalare un gruppo scultoreo in terracotta policroma all'interno della chiesa di San Satiro.
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