
L'acquazzone violento si è rovesciato su Milano e sulla Brianza, prima dell'alba. Era previsto. Tutta la regione era in allerta arancione. Alle 10 il Seveso era già esondato, nonostante le vasche di laminazione dal battesimo recente. Quella di Bresso ha ceduto per il crollo di un albero, le altre hanno retto finché han potuto. Gli argini del Seveso sono crollati a Paderno Dugnano, così si è riversato un copioso fiume d'acqua sul quartiere nord. Almeno tre metri d'acqua hanno ricoperto l'asfalto di viale Zara, viale Fulvio Testi, viale Stelvio, viale Suzzani, il quartiere Isola, rendendo impraticabili gli accessi a negozi e abitazioni e bloccando il traffico. Il livello sulle strade si è alzato fino a metà pomeriggio, di un'acqua melmosa e maleodorante: anche se non ci sono stati feriti i disagi hanno travolto in poco tempo un'intera porzione di città. Inagibili l'oratorio e la palestra di via Pratocentenaro, evacuate tre scuole in zona Niguarda, per l'edificio di via Val Cismon i vigili del fuoco hanno coinvolto il nucleo Saf (Speleo Alpino Fluviale) mentre gli allievi e il personale della Freud in viale Fulvio Testi sono stati trattenuti fino alle 16.30 (l'uscita era prevista alle 13). Le altre scuole che hanno avuto allagamenti o infiltrazioni sono il Molinari di Crescenzago, l'Einstein e il Galvani. Il sindaco Sala, che non si è trovato in zona Nord, ha detto che la "situazione era sotto controllo": "Abbiamo attivato la vasca di Milano e la prima vasca di Senago. Però sono scesi più di 200 millimetri di pioggia in poche ore e qualche disagio c'è stato. Dal primo pomeriggio le strade dovrebbe essere libere". Ma non è andata così. Il livello dell'acqua è continuato a salire anche ad acquazzone cessato. Anche il Lambro ha provocato allagamenti. Via Vittorini è stata sommerse, le case protette dalle paratie mobili disposte alle 6. Piene anche in Brianza e danni ingenti nel Comasco; a Cabiate diverse persone sono rimaste "imprigionate" ai piani alti delle abitazioni e chiesto l'assistenza dai vigili del fuoco. Per Legambiente il disastro è "l'ennesimo avvertimento da non prendere sottogamba perchè ci ricorda che nessuno può dirsi al sicuro quando il cemento di una metropoli toglie il respiro ai corsi d'acqua; le vasche di laminazione del Parco Nord Milano hanno fatto il loro lavoro, utile a far guadagnare un paio d'ore, mentre a Nord del capoluogo le tante opere ingegneristiche sviluppate per tenere a bada le acque del Seveso, dagli argini ai canali scolmatori alle famose vasche di Senago, aperte ieri per la prima volta, poco hanno potuto rispetto alla furia delle acque gonfiate dalle piogge a monte". Secondo Legambiente "pensare di risolvere tutto con opere idrauliche sempre più monumentali significa ignorare gli eventi della natura". La soluzione: "Non basta fermare il consumo di suolo (decisione comunque necessaria), occorre un disegno di ricostruzione del paesaggio fluviale per restituire al Seveso il suo naturale andamento".
L'assessore regionale al Territorio Gianluca Comazzi ha fatto un bilancio delle opere idrauliche "frutto di un lavoro costante e di investimenti significativi senza le quali oggi i danni sarebbero molto più gravi: le esondazioni di alcune zone di Milano non sono solo conseguenza delle forti piogge ma anche dell'aggravamento della rete urbana di drenaggio".