Sessantatremila voli cancellati e 7 milioni di persone rimaste a terra. Questo il bilancio del black out dei voli sullEuropa causato dalla nube provocata dalleruzione del vulcano islandese. E così è successo che una studentessa statunitense che doveva arrivare da New York sabato scorso non abbia trovato nessun volo disponibile fino a venerdì prossimo. E quindi il suo soggiorno in Italia è slittato di una settimana. Arriverà sabato prossimo, se ovviamente tutto andrà bene.
«Siamo di fronte a un evento imponderabile - dice Franco Masera, presidente di Kpmg Advisory (società di consulenza) in Italia - il mondo occidentale si illude di poter tenere sotto controllo anche gli eventi negativi, ma non è così. È ovvio che nei percorsi sopra ai mille chilometri si stanno verificando enormi difficoltà, ma è anche ovvio che nessuno si vuole assumere dei rischi: per questo gli aerei restano a terra. Gli unici a fare le spese di un evento del genere sono i conti economici delle compagnie aeree». Dello stesso parere anche Robert Herbst, analista del sito Airline Financial. «Su eventi del genere è davvero difficile fare previsioni. Ed è per questo che una situazione come questa non può essere monitorata con le normali procedure di black out nel servizio che può accadere per motivi diversi. Il cattivo tempo, a esempio, non dura più di qualche ora o al massimo un giorno. Problemi di guasto agli aeromobili sono messi in conto, ma si risolvono in poche ore: anche se sappiamo bene che ai viaggiatori sembra uneternità. In questo caso, invece, si tratta di un evento molto grave quanto imprevisto. Ma di fronte ai rischi a cui potrebbe andare incontro un aereo, in una situazione come questa, è chiaro che si sia scelto di fermare i voli scegliendo la sicurezza dei passeggeri».
E dunque per le compagnia aeree non cè scampo: dovranno perdere soldi. La situazione è difficile anche in Borsa: in Italia e nel mondo crollano i titoli delle società che gestiscono gli aeroporti e delle compagnie aeree. Sulla borsa di Francoforte Lufthansa cede il 3,89% a 12,23 euro, a Londra, British Airways lascia sul terreno il 4,09%, mentre a Parigi Air France perde il 5,15%. La situazione è grave anche per le aviolinee statunitensi già provate oltre che dal black out dell11 settembre, che durò però soltanto 24 ore, anche dalla crisi economica che ha tenuto a terra per mancanza di denaro migliaia di passeggeri. «Secondo i nostri calcoli - continua Herbst - per le compagnie statunitensi la perdita è di 21,9 milioni di dollari al giorno. La situazione più grave è per Delta che è anche la più attiva nei voli verso lEuropa che da sola perde 6,5 milioni di dollari al giorno. A questo bisogna mettere in conto anche i danni che derivano dalla perdita dei voli cargo. Certo che cè qualcuno che guadagna. Le navi stanno facendo il pieno di merci». Un po come i treni europei che sono stati presi dassalto, tanto che non cè più un posto libero.
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