da Milano
Bilancio amaro per i 50 anni di Esselunga. Il gigante della grande distribuzione guidato da Bernardo Caprotti ha presentato un fatturato in aumento del 9,1% a 5,3 miliardi, ma lutile è in ribasso del 12,7% a 156,7 milioni a causa di una imposizione fiscale superiore al 60 per cento.
Ovviamente anche laumento del costo del lavoro ha pesato sul risultato operativo che è stato pari a 337,4 milioni (meno 1%), mentre il margine lordo si è mossa di poco (più 2,6% a 458,9 milioni di euro). La società, in un comunicato, ha specificato che la performance si è realizzata, «malgrado la stagnazione dei consumi, grazie a una politica dei prezzi che rende sempre più attrattiva ai clienti lofferta commerciale». Il dato più eclatante sta però nella pressione fiscale che ha tagliato gli utili e che, secondo lazienda, sfiora ormai il 60 per cento. Una percentuale composta al 50% da imposte sul reddito e per il 10% da altre tasse. Si tratta di un dato ingrato per Caprotti, che già nel libro denuncia «Falce e Carrello», accusava le Coop di avergli impedito di presidiare determinate aree e sottolineava anche la questione tasse. In particolare, il patron di Esselunga aveva scritto che in media le Cooperative pagano il 17% di aliquota, che sale invece al 43% per le altre aziende. Per il 2006, infatti, Caprotti sottolineava che a fronte di circa 7 miliardi di fatturato, la Coop aveva versato 70 milioni di tasse, mentre Esselunga su 4,9 miliardi ne aveva pagati 152 milioni. Che questanno sono saliti ancora. Le tasse sono ammontate a 190 milioni di euro su 303 di utile prima delle imposte. Caprotti guida Esselunga dal 1965, con una breve interruzione a favore del figlio.
Il gruppo continua, però, a investire: 436 milioni nel 2007, di cui una parte significativa per il nuovo polo logistico vicino a Novara.
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